L'incanto dei sensi della Napoli in cartolina…e di quella che non ti aspetti

Passeggiate saporite, itinerari narrati, percorsi musicati, visiste serali animate...la Napoli che non ti aspetti!!!

 

L'associazione culturale VIVIQuartiere, che dal 1996 promuove attività socio-culturali nell'area territoriale di Materdei, della Sanità, dei Vergini, delle Fontanelle e di Capodimonte, attraverso l'animazione degli spazi urbani e l'organizzazione di mostre, concerti, proiezioni-dibattito e soprattutto visite guidate, che hanno raccolto il consenso di migliaia di visitatori, nonché l'interesse di operatori della comunicazione e della cultura e della stessa amministrazione cittadina che le ha più volte patrocinate ed inserite nelle varie edizioni del Maggio dei Monumenti;

La compagnia teatrale Scugnizzi ' e mò, costituita prevalentemente da giovani provenienti dall'area territoriale in questione, che dal 1992 organizza eventi e partecipa con successo a rassegne, mettendo in scena i capolavori della tradizione vernacolare partenopea ed avvalendosi della collaborazione di professionisti del settore e dei preziosi consigli dell'ormai compianto Maestro Gino Maringola, lo Zio Pasqualino al fianco di Eduardo de Filippo nella celeberrima Natale in casa Cupiello;

 La giovane associazione di promozione sociale, Loro di Napoli, impegnata nello studio e nella diffusione delle tradizioni, degli usi e dei costumi popolari partenopei.

Sono i promotori dell'affascinante viaggio nella città dal titolo:

 

L'incanto dei sensi della Napoli in cartolina…e di quella che non ti aspetti

Passeggiate saporite, percorsi narrati , itinerari musicali e visite serali animate

 

durante la quale saremo lieti di accompagnarvi alla scoperta di questa meravigliosa città, in un viaggio nel tempo lungo tremila anni, in maniera innovativa e creativa, fondendo tra loro arte, storia, teatro, poesia, musica e gastronomia.

Vi faremo stropicciare gli occhi di fronte allo straordinario spettacolo della natura offerto dal Golfo, dominato dal Vesuvio ed impreziosito dalle sue isole, vi delizieremo l'udito con le celeberrime melodie, gli appassionati versi ed i divertenti monologhi della tradizione musicale, poetica e teatrale napoletana, vi faremo mettere il naso nei vicoli dei "bassi" ancora oggi invasi dall'odore del ragù, vi faremo leccare le dita con la degustazione di specialità della cucina e della pasticceria partenopea, vi faremo toccare con mano l'insondabile anima mistica dei napoletani che, come ebbe ad osservare nel 1787 J. W. Goethe nel suo diario di viaggio in Italia, "rendono tutto visivo perché amano vedere", attingendo il loro fervido estro inventivo a quella "spaventosa vitalità" tipica del loro temperamento "che li fa per natura recitanti", e nel contempo "creatori, attori e spettatori dello stesso spettacolo"…e così, l'incanto dei sensi promesso sarà compiuto! In allegato il rpogramma delle iniziative dal giorno 8/12/2011 al giorno 15/01/2012

 

Contributo associativo

Per contatti: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. - infoline 3396304072

Segue programma dettagliato.

 

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IL MEDITERRANEO TRA ILLUSIONE E REALTÁ, INTEGRAZIONE E CONFLITTO NELLA STORIA E IN LETTERATURA

Vincenzo Consolo

Letto al convegno di Psichiatria Democratica 12-13.3.2009 Caltagirone

Archiviato nei saggi

 

In una notte di giugno dell' 827, una piccola flotta di Musulmani (Arabi, Mesopotamici, Egiziani, Siriani, Libici, Maghrebini, Spagnoli), al comando del dotto giurista settantenne Asad Ibn al-Furàt, partita dalla fortezza di Susa, nella odierna Tunisia, emirato degli Aghlabiti, attraversato il braccio di mare di poco più di cento chilometri, sbarcava in un piccolo porto della Sicilia: Mazara (nella storia ci sono a volte sorprendenti incroci, ritorni:Mazar è un toponimo di origine punica lasciato nell'isola dai Cartaginesi). Da Mazara quindi partiva la conquista di tutta la Sicilia, dall'occidente fino all'oriente, fino alla bizantina e inespugnabile Siracusa, dove si concludeva dopo ben settantacinque anni. Si formò in Sicilia un emirato dipendente dal califfato di Bagdad. In Sicilia, dopo le depredazioni e le spoliazioni dei Romani, dopo l'estremo abbandono dei Bizantini, l'accentramento del potere nelle mani della Chiesa, dei monasteri, i Musulmani trovano una terra povera , desertica, se pure ricca di risorse. Ma con i Musulmani comincia per la Sicilia una sorta di rinascimento. L'isola viene divisa amministrativamente in tre Valli, rette dal Valì: Val di Mazara, Val Dèmone e Val di Noto; rifiorisce l'agricoltura grazie a nuove tecniche agricole, a nuovi sistemi di irrigazione, di ricerca e di convogliamento delle acque, all'introduzione di nuove colture (l'ulivo e la vite, il limone e l'arancio, il sommacco e il cotone...);  rifiorisce la pesca, specialmente quella del tonno, grazie alle ingegnose tecniche della tonnara; rifiorisce l'artigianato, il commercio, l'arte. Ma il miracolo più grande durante la dominazione musulmana è lo spirito di tolleranza, la convivenza tra popoli di cultura, di razza, di religione diverse. Questa tolleranza, questo sincretismo culturale erediteranno poi i Normanni, sotto i quali si realizza veramente la società ideale, quella società in cui ogni cultura, ogni etnia vive nel rispetto di quella degli altri. Di questa società arabo-normanna ci daranno testimonianza viaggiatori come Ibn Giubayr, Ibn Hawqal, il geografo Idrisi. E sul periodo musulmano non si può che rimandare alla Storia dei Musulmani di Sicilia, (1) scritta da un grande siciliano  dell' 800, Michele Amari. Storia scritta, dice  Elio Vittorini, “con la seduzione del cuore” (2). E come non poteva non scrivere con quella “seduzione”, nato e cresciuto nella Palermo che ancora conservava nel suo tempo non poche vestigia, non poche tradizioni, non poca cultura araba ? Tante altre opere ha scritto poi Michele Amari sulla cultura musulmana. Per lui, nel suo esempio e per suo merito, si sono poi tradotti in Italia scrittori,

 

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OPENING 0.1

I liberatori non esistono. Sono solo i popoli che si liberano da sé.

 

Soteria and no restraint

Merano 21-23 Novembre 2007

I liberatori non esistono. Sono solo i popoli che si liberano da sé.

Emilio Lupo

Direttore S.C. - Dipartimento di Salute Mentale - ASL Napoli 1,ds49

                             Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica.

Quanti, dopo Pinel, si sono interessati della vita e dei diritti di chi esprime il proprio disagio esistenziale attraverso i “sintomi” - che  le scelte di codici, normative e pratiche contenitive  hanno designato e designano ancora come sola espressione di “semplice” malattia - costoro sanno che la strada per la liberazione dalla psichiatria è lunga ed impervia.

La psichiatria è traboccante di tragiche utopie. Nel corso dei secoli, ahinoi, queste si sono concretate con gli Ospedali psichiatrici e la coercizione fisica, i bagni gelati e le pratiche di shock (insulinoterapia, malaroterapia, elettroshock etc.) fino al moderno annichilimento farmacologico.

I detentori del potere di cura, difatti, si sono sempre mossi sul binario regola/salvezza e limitandosi a modificare di volta in volta soltanto i vagoni di quel treno di cura, ne hanno imposto direzione e velocità con un locomotore che ha  finito, nella sostanza, per essere il vettore unico ed immutato per la vita di migliaia e migliaia di uomini e donne ammalate.

Sì perché è stata la malattia, la pericolosità sociale, il pubblico scandalo e l’opportunità a cadenzare il fare per i matti e non l’esistenza sofferente, la difficoltà al confronto ed alla condivisione: a meinteressa il malato e non la malattia ammoniva Franco Basaglia qualche anno fa.

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FIRENZE: INCONTRO PER VIERI MARZI, PSICHIATRA FIORENTINO

 

Alla presenza di operatori toscani, veneti, romani ed emiliani, si è svolta ieri sera, venerdì 25 novembre, presso la sede di Chille de la Balanza, all'ex O. P. San Salvi di Firenze, l'incontro "Scoperte, utopie, promesse nel pensiero di Vieri Marzi", organizzato da Psicoterapia Concreta e Psichiatria Democratica per il decennale della sua scomparsa.

Vieri Marzi è stato un protagonista di primo piano della riforma psichiatrica italiana, da Firenze a Gorizia, con Franco Basaglia, da Modena a Siena, all'Ospedale psichiatrico di Arezzo che ha diretto dopo Agostino Pirella. Membro attivo di Psichiatria Democratica, con altri colleghi ha fondato a Firenze la Società Italiana di Psicoterapia Concreta.

L'incontro è stato aperto da Chille de la Balanza  con la lettura di alcuni brani sul delirio, l'inconscio istituzionale, il gruppo come terapeuta, tratti dall' "Antologia degli scritti di Vieri Marzi" (69 interventi, 506 pagine), realizzata per l'occasione, da Paolo Tranchina e Maria Pia Teodori. Nella presentazione Tranchina ha sottolineato le capacità dell'autore di collegare esperienze diverse  e di essere maestro di epigrammi come: "La psiche è infinita  perché ogni volta che ne tracci i limiti l'allarghi", "Se non sei disposto a cambiare il mondo con lo psicotico non puoi curarlo".

Sandro Ricci, di Verona, ha ricordato la radicalità del pensiero critico al quale Vieri Marzi è rimasto fedele tutta la vita, e la sua rivisitazione di aspetti fondamentali della filosofia fenomenologico-esistenziale alla luce del pensiero del filosofo Italo Valent e delle esperienze antistituzionali di Franco Basaglia e Agostino Pirella sulle quali ha continuato a riflettere con efficacia e creatività.  Importante anche lo sforzo di tenere insieme unicità e molteplicità, soggetto e  oggetto, mente e corpo, di stare insomma nella contraddizione. Nel dialogo con la follia è fondamentale l'incontro tra senso e non senso come fondante di dialettiche nuove, come l'incontro con la irrazionalità del soggettivo. In questo contesto il gruppo come terapeuta offre al paziente infiniti livelli di identificazioni, ipotesi di identità. Infatti non c'è terapia senza rovesciamento dell'esistente, senza la possibilità di viversi come unici e molteplici. Ma come incontrare la follia liberata dai ceppi del manicomio? Chi deve farlo? Con che strumenti conoscitivi, con quali modalità, modelli di rapporto?

Cesare Bondioli di Arezzo, ha sottolineato che Vieri aveva sempre la deistituzionalizzazione come base per le sue riflessioni teoriche e che sempre collegava la teoria alla quotidianità  dei rapporti con i pazienti. Fondamentali nella sua teorizzazione sono stati anche i gruppi di intervisione, nell'incontro tra diverse équipes a partire dalle storie di singoli pazienti.

Nel dibattito Maridana Corrente, di Firenze, ha riflettuto sul fatto che "L'uomo è libero solo quando può considerarsi diverso", e Luigi Attenasio, psichiatra romano, ha ricordato gli incontri tra Vieri Marzi e gli operatori della capitale, sui quali sta uscendo un libro.

DOCUMENTO FINALE DEL 44° CONVEGNO NAZIONALE SEAC

 

COORDINAMENTO ENTI E ASSOCIAZIONI

DI VOLONTARIATO PENITENZIARIO  SEAC

Via Fontanarosa, 17 - 00177 Roma

Tel. 06.27858273 - Fax 06.27868864

tel.  338.9489515 

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DOCUMENTO FINALE

DEL 44° CONVEGNO NAZIONALE SEAC

 

Il SEAC – Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario al termine del suo 44° Convegno Nazionale sul tema “Dal carcere alle misure alternative. La dignità della persona detenuta” , prendendo atto delle numerosissime criticità presenti nel sistema penitenziario attuale, come rilevato anche da vari esponenti della Amministrazione Penitenziaria, della classe politica e del mondo accademico intervenuti ai lavori, chiede che il Governo di recente insediato, le assemblee legislative, la Magistratura e tutti coloro che hanno un ruolo attivo nella gestione della cosa pubblica si adoperino per porre fine a quanto di irrazionale e inumano caratterizza ancora l'esperienza della pena, per restituirla alla sua finalità primaria, prevista dalla Costituzione e della leggi italiane.

In particolare si chiede di:

·         potenziare l'esecuzione penale esterna, sia dando maggiore funzionalità alle misure già attive, mediante l'incremento di operatori di area educativa interna al carcere per quanto riguarda la fase preparatoria della misura, che di operatori degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna;

·         modificare la legge 199/2010, portando almeno a 18 mesi il limite di applicabilità della stessa. Il provvedimento di detenzione domiciliare previsto da tale legge sia irrogato direttamente dal magistrato della cognizione e non dal magistrato di sorveglianza, per evitare un inutile appesantimento burocratico;

·         prevedere forme di messa alla prova, magari accompagnate da lavori socialmente utili o da azioni riparative per le vittime del reato o per la collettività, come già viene fatto in altri paesi europei. Una tale previsione si rende particolarmente urgente per gli adulti più giovani, a cui va, per quanto possibile, evitata l'esperienza della detenzione in modo da scongiurare un ulteriore avvicinamento al circuito criminale;

·         finanziare nuovamente e con urgenza  la legge 193/2000 (legge Smuraglia), che mediante il sistema degli sgravi fiscali ha creato percorsi di inserimento lavorativo e riabilitazione dei detenuti;

·         impegnare i Provveditorati Regionali dell'Amministrazione Penitenziaria, le Regioni, gli Enti Locali territoriali e il Terzo Settore a elaborare progetti di ampio respiro per il reinserimento sociale dei detenuti, per lo svolgimento delle misure alternative alla carcerazione mediante la costruzione di borse lavoro, e il reperimento di opportunità abitative. Per il finanziamento di tali progetti si chiede che venga impegnata la Cassa delle Ammende.

 

In ordine ai problemi legati alla detenzione e al sovraffollamento delle carceri italiane l'assemblea SEAC, sollecitando una urgente revisione del Codice Penale che utilizzi la pena detentiva solo per i reati più gravi, propone:

 

·         l'abolizione della legge Cirielli e la totale depenalizzazione dei reati legati allo status di migrante, anche alla luce della giurisprudenza europea in materia;

·         la razionalizzazione del circuito penale, a partire da una interpretazione consapevole dei dati sulla consistenza della popolazione detenuta per provenienza geografica, per durata della pena, per appartenenza a particolari tipologie (alta sicurezza, tossicodipendenza, condizione sanitaria ecc...);

·         la definizione di una data ultimativa certa per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e la previa e necessaria intesa con le  strutture sanitarie locali per la presa in carico dei pazienti attualmente in essi internati;

·         lo storno di un 5% delle risorse utilizzate per la gestione del circuito carcerario verso il sistema delle pene alternative alla detenzione.

 

 

                                                           Votato all'unanimità dall'Assemblea Nazionale del SEAC

                                                                                  il 26 novembre 2011

Le tessere di PD

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Musica perseguitata


Vedilo a tutto schermo Invio

Sergio Staino

Una piccola galleria di sue realizzazioni 

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Le istituzioni della salute, le istituzioni della malattia

 

Giuseppe Guido Pullia

“..lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno….”

PABLO NERUDA

 

COMUNICAZIONE

Le istituzioni della salute, le istituzioni della malattia

Abstract: a partire dal tema della qualità della vita si impone la necessità di intervenire nelle contraddizioni uomo/natura e uomo/uomo quando rischiano di comprometterla. Ne derivano risposte che, facendosi istituzioni sanitarie, costituiscono strutture e saperi. E’ necessario non avere un approccio ingenuo di fronte alla medicina, sia quella tradizionale, sia quella che si richiama a pratiche e teorie “alternative”. Si rende indispensabile un approccio critico che non abbracci tout court la medicina “naturalistica” ma che non ricada in contrapposti dogmatismi ideologici facendo dipendere tutto ciò che accade esclusivamente dai perversi disegni del mercato. Senza assolutizzare mode e parole quali, ad esempio, la prevenzione, di cui si sottolineano alcune contraddizioni, è impellente il bisogno di dare risposte scientifiche e politiche adeguate al bisogno di stare bene. Poichè s’intende per salute il bisogno realizzato di benessere, di pienezza,di significato, si conclude definendo la malattia come evento che determina il fallimento (temporaneo o definitivo) di un progetto di vita.

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Documenti di PD

Convegno di Verona Razze e Razzismi

Alcuni partecipanti al convegno dell'11 e 12 novembre 2011.

Prossimamente gli atti.

Da sinistra G.Ortano, G.Pullia, L.Attenasio, R.Galluccio, E.Lupo, E.Venturini, M.Geneth,C.Dotolo, A.Ricci e C.Bondioli

  • DSCI000DSCI000

 

 

 

 

 

 

IL SERVIZIO PSICHIATRICO TERRITORIALE: MUTAMENTO ISTITUZIONALE E NUOVA OPERATIVITA’

 

 Le tesi proposte nello scritto che segue scaturiscono soprattutto da una sperimentazione sul campo: si tratta del tentativo, compiuto da chi scrive, di trasformare un servizio prevalentemente clinico, in un servizio etico.  L’esperimento, oltre ai documentati e riconosciuti risultati ottenuti, in termini di riduzione dei ricoveri, dei trattamenti in SPDC, di restituzione del diritto alla casa e al lavoro per un numero significativo di pazienti ,altrimenti condannati alla psichiatrizzazione addizionale, ha compreso una sistematizzazione, provvisoria e locale, delle pratiche di inclusione, che ritengo possa avere una qualche utilità come indicazione di metodo e come invenzione di prassi, mirate alla soluzione del problema della marginalità, partendo dalle condizioni concrete e dalle connotazioni che tale problema ha assunto localmente

 

Raffaele GALLUCCIO- Psichiatra

Servizio di Salute Mentale di Castelnovo nè Monti (Reggio-Emilia)

(Rivista Sperimentale di  Psichiatria - n. 1 -Anno 2011, Vol. CXXXV

 

IL SERVIZIO PSICHIATRICO TERRITORIALE: MUTAMENTO ISTITUZIONALE E NUOVA OPERATIVITA’

 

                                                                  PREMESSA

I Servizi Psichiatrici istituiti subito dopo la promulgazione della L. 180 assunsero i connotati di Servizi eclettici: servizi che, come chimere, combinavano in “collage” riferimenti differenti ed eterogenei. Più precisamente, in tali servizi l’operatività aveva i suoi rimandi teorico-operazionali nei modelli paradigmatici prevalenti in quegli anni, che erano diversi e contraddittori e che erano nati fuori dai contesti della lotta anti-istituionale: lo studio privato del clinico, il lettino dello psicoanalista, lo specchio bidirezionale del terapista relazionale, ecc. Il motivo principale per cui nei primi servizi si realizzò tale apposizione di modelli eterogenei e tale eterotopia, sta soprattutto nel fatto che il processo riformatore non fu mai pienamente e consapevolmente assunto, dalla gran parte degli operatori, come  atto di cura, gravido di implicazioni teoriche, da disvelare ed  elaborare, alle quali riferire  formazione e operatività; in altre parole, la fondazione dei servizi territoriali non si compì, oltre che come atto istituzioanle, anche come fase iniziale di una  ricerca. Ne conseguì, fra l’altro, una schizofrenia formativa, che persiste tuttora, per cui gli psichiatri si formavano nelle scuole di specializzazione universitarie, sulle tesi della vecchia psichiatria accademica di stampo organicista e apprendevano la psicoterapia, pagando uno dei tanti training privati, ispirati ai modelli cui si è accennato in precedenza.

Gli interventi psicoterapici, che venivano praticati nei Servizi eclettici, erano confusi, segnati dalla competizione tra professionisti, che si riferivano a modelli diversi e dalla trasposizione in un contesto, quello del Servizio pubblico, di fatto inagibile, sia per il tipo di utenza che vi aveva accesso, sia per la non riproducibilità dei setting previsti per l’applicazione di tali modelli.

La pratica sociale si declinava in svariate operazioni di apparente inclusione ed era ispirata dalla adesione, ideologica ed axiologica, al movimento nato con la riforma.

Nel complesso, le pratiche del Servizio eclettico erano contraddittorie e deboli perché prive di espliciti e coerenti fondamenti teorici. Se non si fosse posto rimedio a queste carenze, tali pratiche rimanevano esposte, nel lungo periodo, alla revisione del processo di deistituzionalizzazione e alla restaurazione, in forma aggiornata, della psichiatria intramuraria, con il prevalere della funzione di controllo che la caratterizza.

 

I Servizi eclettici si sono trasformati, nel corso degli anni, secondo due direttrici completamente diverse, così che, attualmente, possono essere descritti due tipi ideali di Servizio di Salute Mentale: il Servizio di tipo clinico, o ermeneutico ed il Servizio di tipo etico¹, o dialettico.

Questi Servizi, apparentemente non si differenziano: ambedue i tipi sono dotati di ambulatori, strutture residenziali, centri diurni, appartamenti, possibilità di erogare sussidi e borse lavoro. Ambedue hanno la stessa dotazione di professioni: medici, educatori, tecnici della riabilitazione psichiatrica, infermieri, assistenti sociali, psicologi, amministrativi. Essi, tuttavia, sono incommensurabili per quanto riguarda la definizione dell’oggetto del proprio agire, per il tipo di relazioni che intercorrono all’interno dell’equipe e con i pazienti, per il tipo di relazioni con il

contesto umano e sociale nel quale agiscono, per il modo in cui declinano le proprie pratiche e per la concezione implicita della cura che ispira ognuno di essi.

 

¹Ad evitare confusioni, si fa presente che <<etico>> viene qui usato in contrapposizione a <<tecnico>> e non come sinonimo di <<equo>>.

 

 

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Vieri Marzi

“Non sono solo, perché sono un internazionale”

 

Come uscire dalla cronicità. Il processo di restauro del delirio

Elisabetta Rossi Gallani

 Infermiera - SSM AUSL Reggio-Emilia

Servizio di Salute Mentale - Castelnovo nè Monti

Animazione sociale Gruppo Abele n°1 anno 2009

 

Una storia come tante altre

Novembre di cinque anni fa: Riccardo fu ricoverato in struttura residenziale. Fu la prima personache, in via sperimentale, scelsi di seguire, al termine di una formazione in case management, al fine di programmare, attuare e coordinare un programma di cura personalizzato.

L’operatore, in primo luogo, elabora il programma di cura, lo discute, lo condivide con l’equipe, con il paziente, se possibile (in questo caso, data la gravità psicopatologica di Riccardo, non mi fu possibile una condivisione con lui), con i familiari; in secondo luogo, come un regista, mette in campo e coordina tutti gli attori della rete, coinvolti nella cura della persona..

In breve: Riccardo è divorziato; prima del divorzio lavorava in una grande città come responsabile di un’importante boutique; era anche paracadutista. Dopo il divorzio egli tornò al paese natale e la moglie rimase a vivere in città, con la loro figlia. Riccardo andò a vivere insieme alla madre.

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FILM ANARCHICO E IMPOPOLARE

Giovedì 17 novembre ore 18.30
alla libreria Rinascita di Viale Agosta 36, a Roma

Piero Cipriano presenta il romanzo
FILM ANARCHICO E IMPOPOLARE
Nella terra dei lupi e dei santi
Manni Editori - 2011
con le voci narranti di Massimo Urbani e Irene Tomio e gli interventi 
musicali del percussionista Davide Conte.
Seguirà la proiezione di due cortometraggi di Cipriano.

(Piero Cipriano è nato nel 1968 in Irpinia.
Psichiatra, ha lavorato nei dipartimenti di salute mentale del Lazio, 
del Friuli, della Campania.
Da alcuni anni è rientrato a Roma dove è nata la sua esperienza 
basagliana e un’attività parallela di regista di corti.
Questo è il suo primo romanzo.)