La scomparsa di Marcello Buiatti

La scomparsa di Marcello Buiatti

buiattiUn lutto per Psichiatria Democratica: il 28 ottobre scorso ci ha lasciato Marcello Buiatti, illustre genetista di fama internazionale, epistemologo, Maestro di scienza e democrazia, un Giusto da sempre presente nelle iniziative della nostra Associazione.

Come genetista ed epistemologo ha studiato la complessità dei sistemi biologici e si è occupato di tutelare la biodiversità diventando un punto di riferimento del movimento ambientalista.

Da sempre impegnato sul piano politico, anche a partire dalla per lui indelebile esperienza familiare di perseguitato in quanto ebreo anche se allora era solo un bambino; in anni recenti, cogliendo la deriva revisionista e neofascista che si faceva strada anche nella politica italiana aveva voluto testimoniare il suo impegno iscrivendosi all’ANPI.

E’ sempre stato presente nel dibattito di Psichiatria Democratica non solo per i suoi rapporti familiari in quanto coniuge di Anna Anglani - neuropsichiatra infantile, cui va il nostro affettuoso pensiero - e cognato di Vieri Marzi con cui aveva sviluppato, in un proficuo scambio dialettico, un approfondimento dei temi legati al rapporto tra scienze “dure” e scienze umane con particolare riferimento al neo determinismo che si andava affermando da parte della psichiatria biologica.

Di questo suo sapere ci ha fatto dono in numerosi interventi a nostri convegni e seminari, aiutandoci a capire la fallacia di un “modo di pensare presente nelle società umane, da quando si sono organizzate in modo gerarchico, che tende ad attribuire all’informazione genetica un ruolo predominante nel determinare il fenotipo comportamentale degli esseri umani ‘solidificando’ così le gerarchie di generazione in generazione e, nel contempo, attribuendole a non modificabili caratteristiche biologiche” (M. Buiatti – Lo stato vivente della materia – UTET, 2000).

Con la semplicità che è solo dei grandi, dei Maestri, ci ha introdotti nel complesso rapporto tra genetica ed epigenetica, specie in ambito comportamentale, invitandoci a riflettere che “attribuire infatti la causa dei comportamenti “cattivi” ai geni libera implicitamente dalla responsabilità”, mettendo in luce le implicazioni politiche di questo modo di pensare: “perché discutere delle politiche da attuare, di economia, di riforme sociali quando, in fondo in fondo, l’unico modo per migliorare l’umanità degli esseri umani è far sì che abbiano il maggior numero di geni ‘buoni’?” (M. Buiatti – La biodiversità – Il Mulino, 2007).

Ci mancheranno la sua ironia, la sua cultura, la sua scienza, il suo essere “politico”.