Napoli: proteste per una nuova struttura psichiatrica

Napoli: proteste per una nuova struttura psichiatrica nella ASL Napoli 2 Nord

 

Per una Salute Mentale di Comunità e i pericoli di una nuova istituzionalizzazione.

L’apertura della mega struttura psichiatrica della Asl Napoli 2 nord, inaugurata recentemente in pompa magna, ha suscitato, immediatamente, sui social, una serie di reazioni critiche da parte di autorevoli operatori e rappresentanti di associazioni di familiari di utenti della Salute Mentale, per una serie di motivi che andiamo, in sintesi, a rappresentare.

Innanzitutto la notevole metratura della struttura di 2000 metri quadri su tre piani - aulicamente denominata Casa Impresa Benessere - nasce e si propone in stridente contrasto con le consolidate esperienze maturate in tutto il Paese in questo delicato settore. Esperienze che hanno dimostrato, inequivocabilmente, che la presa in carico della persona in difficoltà passa attraverso un percorso personalizzato, fatto di ascolto, di progettazione condivisa in tappe costruite, giorno dopo giorno e, quindi, in luoghi, di piccole dimensioni, dove possa esprimersi al meglio la relazione interpersonale. Non già in strutture così grandi che somigliano più a caserme che a luoghi di riabilitazione.

Invece il Direttore Generale della ASL, come riportato nel Comunicato stampa della stessa Azienda Sanitaria, ha dichiarato.. :“ Questa è una delle Residenze di Riabilitazione Psichiatrica pubbliche più grandi in Italia e di questo siamo estremamente orgogliosi”. L’aver deciso, quindi, che una struttura pensata e realizzata per ospitare ben quaranta persone potesse concretamente farsi carico del disagio degli utenti contrasta, in maniera stridente, con quanto le esperienze territoriali hanno dimostrato a far data dal 1978.

Sempre il Comunicato stampa dell’ASL Napoli 2 nord sollecita un ‘altra riflessione da parte nostra, laddove si afferma che: “L’obiettivo è quello di creare una comunità aperta che permetta l’interazione tra i pazienti e il contesto in cui è inserita la struttura”. Orbene, sempre le variegate e solide esperienze maturate negli anni laddove la riforma è stata attuata, ritengono prioritario l’inserimento della struttura riabilitativa nel tessuto vivo e minuto dove la stessa va ad insistere, al fine di favorire una naturale osmosi con il territorio. Di contro la struttura di Arzano è inserita in un tessuto industriale e, quindi, la quotidianità delle persone che lo frequenteranno non si integrerà con scuole, botteghe artigiane, associazioni sportive e culturali, centri giovanili etc. La stessa possibilità di lavoro sartoriale per i pazienti, attraverso la collaborazione con una importantissima azienda (lavoro che come movimenti riteniamo con l’abitare un passo fondamentale nel percorso di autonomia), non è stata, ad oggi, sufficientemente esplicitato,come auspicavamo all’interno del progetto più complessivo: si tratterà di borse lavoro? Di lavoro part-time? Di assunzione o di altro?

Eppure pensavamo che la durissima esperienza che l’intera nazione ha vissuto ( e in parte ancora vive) con la pandemia da Covid 19, avesse dimostrato con chiarezza che i principi organizzativi non si dovessero più fondare, come è stato, ahinoi, negli ultimi decenni, sulla aziendalizzazione e mega progetti bensì sulla centralità della persona e il diritto del paziente a quella “presa in carico” da parte del medico e dall’equipe durante tutto il percorso terapeutico”. Insomma su progetti che comprendessero nella programmazione territoriale l’esaltazione dei valori della riforma sanitaria del 1978.

Da ultimo una considerazione: questo tipo di impostazione “tecnica” che renderà, inevitabilmente, la palazzina non un luogo attraversato dalla vita ma soltanto una neo concentrazione di persone, è anche il frutto di una logica individualista, di un mancato confronto dei responsabili del settore con quanti, in regione, da anni sono impegnati su questo non facile terreno. Realtà associative a tutti i livelli, che se consultate avrebbero messo a disposizione la propria esperienza e il proprio sapere per contribuire a costruire percorsi di inclusione e di liberazione a quanti non ce la fanno da soli.

Per quanto fin qui esposto, avanziamo richiesta urgente di incontro con la Direzione dell’Azienda Sanitaria e con chi detiene la responsabilità medica della struttura di corso Salvatore d’Amato.

Lì , 29 giugno 2020

Seguono firme:

Psichiatria Democratica - U.N.A.S.A. M. - Medicina Democratica - A I R S A M - Francesco Blasi, Direttore Salute Mentale Uosm 24/73/31 Asl Na 1 Centro - Antonio Esposito, giornalista - Federconsumatori Campania - Associazione Diritti alla follia - Ex OPG”Je so’ pazzo” Napoli