dopo gli OPG, che fare?

 Dopo gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, che fare?

Riflessioni per la revisione dell’accordo rems Stao-Regioni  del 26/02/2015

Giuseppe Ortano, Psichiatra, Resp. Nuove Marginalità e Nuovi Diritti di Psichiatria Democratica

1-     Lo stato di attuazione delle REMS in Campania

Allo stato  sono state attivate le REMS :

  • S. Nicola Baronia   ( 20 p.l.)  
  • Mondragone (8 + 8 p.l.)
  • Calvi Risorta (20 p.l.)  che ha sostituito la REMS Roccaromana provvisoria,dismessa anche per difficoltà collegate alla natura della struttura stessa e dell’allocazione molto decentrata.
  • Vairano Patenora  ( 12 p.l.) 0

Le REMS della ASL Caserta sono competenti per territorio per CE,,ASL NA1/C, ASL NA2 Nord.  La REMS di S. Nicola Baronia è competente per BN,AV,SA e ASL NA/3 Sud

Al 1° agosto 2017, secondo i dati raccolti da Peppe Nese, coordinatore regionale per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, la situazione  è questa:

Campania

Misure di sicurezza provvisorie

Misure di sicurezza definitive

totale

Ingressi

31

5

36

presenze 

38

25

63

 

 

Come si può notare  la  A.S.L. Caserta  da sola  ha avuto un ruolo fondamentale, avendo infatti  attivato 3 delle  4 REMS presenti. Forse anche per la particolarità di essere stata sede del più antico OPG d’Italia, ma soprattutto perché le condizioni disumane  in cui versavano gli internati  furono denunciate da parte della Commissione Europea contro la tortura nel 2008 e costarono all’Italia la condanna del Consiglio d’Europa. Poi seguirono nel 2010 le ispezioni della Commissione Marino che diedero il la alla riforma sfociata non senza difficoltà nella l. 81/2014.

Le  risposte messe in campo dall'ASL di Caserta per il superamento dell’OPG, sono organizzate dall'U.O. C. Tutela Salute in Carcere ed in subordine dal Dipartimento di Salute Mentale ed operativamente affidate alla U.O.S.D. Salute Mentale Penitenziaria e Superamento OPG.

2-     La REMS provvisoria di Mondragone

E’ stata la prima REMS provvisoria attivata, frutto di un progetto di intesa  tra la UOSM 23 e la UOC Tutela  Salute in Carcere. Le funzioni di REMS provvisoria si svolgono presso la struttura  h 24  della UOSM 23 e sono sempre più connotate da una forte integrazione con le attività riabilitative e di tutela della salute mentale già qui attive da tempo. Massima è la cura rivolta a mantenere una costante attenzione su pratiche di deistituzionalizzazione: al centro delle pratiche, nell’ottica basagliana vi è il paziente, non la malattia. La scommessa è dunque nella riuscita di una integrazione vera, mirata all’abbattimento dello stigma legato alla figura del folle reo. L’obiettivo dichiarato è quello di procedere ad una reale presa in carico degli internati (così come purtroppo ancora sono etichettati i pazienti), scongiurando il concreto rischio di riproporre una logica manicomiale attraverso contenitori separati dal lavoro di salute mentale territoriale. Solo così a nostro avviso è davvero possibile assicurare gli interventi di cura e di riabilitazione che rappresentano il reale superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e aggiungere un ulteriore tassello verso il completamento della riforma psichiatrica varata con la legge 180 del 1978. In questa ottica inizialmente sono stati dedicati  8 p.l. dei 16 p.l. esistenti, prevedendo una  piena integrazione e commistione con la UOSM 23, sia degli operatori, sia degli utenti in residenza che quelli frequentanti il CDR. Successivamente i p.l. sono diventati 16, ma  solo per permettere la chiusura dell’OPG di Aversa nei tempi imposti dalla legge.

Finora sono state internate  36 persone e di queste sono state dimesse  25.                                     

anno

ingressi

dimessi

2015

17

8

2016

15

8

2017

4

9

 

 

 

Si è privilegiata la responsabilità territoriale della presa in carico delle persone con misura di sicurezza, operando in stretto rapporto di collaborazione e di sprone con  le UUOOSSMM di riferimento dei singoli internati, con l’obiettivo di proporre alla magistratura di riferimento  modalità condivise di cura e presa in carico alternative alla REMS. Tuttavia spesso ci si è imbattuti in CSM restii a farsene carico o nell’ipotesi migliore proponenti PTRI che prevedevano ancora delega al privato, magari sociale, ma ben lontano dai luoghi di residenza delle persone.  Con la riproposizione della istituzionalizzazione manicomiale :" recludere, escludere, relegare, segregare, delegare, detenere”. E’ palese come troppo spesso  il ricorso al ricovero in REMS non è apparso come  evento residuale, solo dopo aver esperito la possibilità di misure alternative come la legge 81 indica,  ma al contrario come principale e fondamentale strumento di risposta alle   problematiche penali dei  prosciolti. Nelle REMS infatti troppo spesso  si scontano i fallimenti terapeutici dei servizi, si evidenziano rapporti deteriorati, spesso  caratterizzati da reciproco rifiuto.

Non è stato e non è un percorso semplice.    E’ stato del  tutto ovvio constatare   come le logiche istituzionali tendano a riprodursi, incuranti dei luoghi  e delle persone coinvolte.  Così gli operatori inviati a supporto ed integrazione con quelli della UOSM, si sono spesso dimostrati i più istituzionalizzati, legati a pratiche deresponsabilizzanti per loro stessi e gli utenti, correndo il rischio di far prevalere logiche di “controllo” e di “minimizzazione del rischio” di paventate responsabilità legali. Per questo tipo di operatori sono dure a morire le stereotipate convinzioni sulla pericolosità sociale e sulla non emendabilità della malattia mentale: le stesse logiche che sono state alla base del costituirsi delle istituzioni totali manicomiali! Dunque per molti   operatori sanitari e sociosanitari assegnati alla REMS, per lo più con rapporto di lavoro   precario e  con esperienza certe volte anche brevissima di lavoro in OPG, la struttura è  apparsa “ troppo aperta “  e dunque offre“occasioni di pericolo per le persone a vario titolo ivi ospitate”. Con questa prospettiva l’affrontamento degli eventi critici, che inevitabilmente si sono presentati, è apparso spesso inquinato da false paure e preoccupazioni circa possibili ripercussioni di ordine penale. Figurarsi di fronte ad allontanamenti dalla struttura che di per sé non si configurano come evasione, ma che comunque sollecitavano quantomeno  “rimpianti della sicurezza garantita dall’OPG” !.

All’opposto, tutti gli operatori della UOSM hanno vissuto la difficoltà legata alla restrizione/mancanza di libertà che comunque accompagna le misure di sicurezza. Una condizione a cui noi tutti non siamo abituati, avendo ormai come stile di lavoro consolidato negli anni un  modello  centrato sulle persone e fondato sui diritti  e sul rifiuto all’internamento.

Lo stesso dicasi per il ricorso alla contenzione meccanica, da noi categoricamente esclusa e mai praticata, ma che viene ancora effettuata in alcune REMS.Men che mai le cosiddette stanze di descalation. Il vive vere tutti insieme in un clima di deistituzionalizzazione è stata la vera arma riabilitativa; ciò  comporta impegno e lavoro e può essere una fonte di burn - out, se non si supporta concretamente gli operatori motivati  che comunque rappresentano la maggioranza

Altro aspetto non secondario è rappresentato dalla  buona integrazione nel contesto territoriale della UOSM 23, consolidatasi negli anni e  che ci ha permesso di siglare un protocollo d’intesa con l’Ente Locale teso a prevedere programmi di inclusione sociale, attraverso lavori di pubblica utilità.

Tuttavia non si possono sottacere le difficoltà che almeno inizialmente hanno contraddistinto i rapporti con il DAP: continue richieste di posti letto, incuranti del numero max previsto dalle autorizzazioni all’esercizio delle attività della struttura, così come l’assegnazione random delle persone. In questo modo i primi  internati provenivano dal Lazio e dalla Sicilia. Tanto  che al momento vi sono ancora pazienti della ASL di Avellino e della NA 3 Sud !

Nei fatti  anche la Magistratura, di Sorveglianza o di cognizione,  sostanzialmente ha equiparato le REMS agli OPG:  ogni possibile intervento a fini riabilitativi che comporta l’uscita dalla struttura  va prioritariamente autorizzato. Così spesso si sono avute per le stesse  persone risposte di segno opposto. Così come dovendo chiedere alla Magistratura di cognizione per i pazienti in misura provvisoria, si sono dovute fare richieste a Magistrati di tutta la Campania, spesso senza risposta,  creando di fatto disparità evidenti e diseguaglianze  tra persona e persona, con tutte le ricadute negative nella relazione terapeutico-riablitativa.

Altro aspetto critico è rappresentato dalle liste di attesa: se un persona è davvero  pericolosa socialmente , come si può attendere che si liberi un posto? Magari  aspettando 1 mese a casa, come è avvenuto per una persona poi internata da noi. Forse non vengono percorse tutte le possibili alternative?

In ultimo, ma non per ultimo  ricordo  le difficoltà  che sono state rappresentate dalla presenza di pazienti con disturbo di personalità. Dunque persone che grazie ad  un “discreto” funzionamento sociale,  hanno   “ prevaricato” a dispetto dei gravi pazienti psicotici,  fragili e privi di potere contrattuale.

Comunque, al di là di tutte queste criticità, penso che l’obiettivo prefissato  stato raggiunto: dal 1 aprile, ai sensi del DGR Campania n. 716 del 13.11.2014, si sta  passando  ad una seconda fase  del progetto in cui progressivamente le funzioni di REMS provvisoria cederanno il passo a quelle più squisitamente terapeutico -  riabilitative, di stretta competenza ordinaria dei servizi di salute mentale, per utenti della sola ASL CASERTA ed una parte dei posti letto (6-8) dedicata a programmi di contrasto delle misure di sicurezza, nel pieno spirito della legge 81/2014 che tra l’altro ha ridotto il numero di posti REMS a favore dell’utilizzo delle risorse derivanti per il potenziamento dei DSM. Dunque pochi posti in strutture ordinarie del DSM riservati a pazienti con problematiche penali: modello virtuoso  di funzionamento  che al momento vede oltre noi solo poche altre realtà coinvolte, ad esempio come Trieste.