lettera da bologna

Psichiatria Democratica alla XIV Riunione Scientifica SIEP 
Dalle Parole ai Fatti. Indicatori e Programmi per i Servizi di Salute Mentale.

Bologna, 18 e 19 maggio 2017

Lettera da Bologna (di Antonello D'Elia)

 

Da molto tempo siamo convinti che i mutamenti del mondo psichiatrico in cui siamo calati non possano essere interpretati all’insegna della nostalgia per quel che non è più e dello sdegno per la deriva verso cui procediamo spediti. Il pensiero critico che Psichiatria Democratica ha ereditato dalle lotte che hanno portato alla riforma non si deve appiattire sul passato benché sia sensato nutrire sfiducia nei confronti di un presente che propone svolte in cui non vogliamo riconoscerci.

Alla base delle soluzioni amministrative ed economiciste alla salute mentale (come al resto della sanità d’altronde) non c’è un pensiero clinico o un orientamento verso politiche di giustizia sociale e di sanità pubblica: la razionalizzazione e la messa in efficienza diventano spesso strumento per perseguire finalità tutt’altro che razionali ed efficienti e questo amplifica  una giustificata diffidenza per le modifiche imposte. Basti pensare alla tendenza nazionale verso gli accorpamenti di aziende sanitarie che creano mostri di proporzioni tali per i quali la gestione muove in direzione opposta a quella della capacità di offrire risparmiando servizi adeguati alla popolazione, o alla proclamata centralità del territorio che rimane un enunciato propagandistico rispetto alla concentrazione di risorse reali sugli ospedali. Per parlare di tutto questo sono indispensabili non solo le idee di contrasto a una politica sanitaria disattenta, quando non francamente malandrina, ma anche strumenti di valutazione e di misurazione che riescano a smontare alla base tali scelte con la forza di una ragione rigorosa e chiara. “Dalle parole ai fatti” è il titolo della XIV riunione scientifica della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica svoltosi a Bologna il 18 e 19 maggio a cui sono stato molto contento di aver partecipato. Ospitati dalla AUSL di Bologna nell’Aula Magna dell’Ospedale Maggiore oltre che dalla SIEP, c’erano colleghi ed esperti da anni impegnati nella cultura della valutazione in psichiatria, a partire dal presidente Fabrizio Starace: Servizi Pubblici, Università, Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, interlocutori politici affidabili (Franco Corleone e Mario Marazziti). Un’occasione preziosa per dare sostanza e linguaggio adeguato a quello che viviamo tutti i giorni nella prima linea psichiatrica, per un confronto cristallino e per impreviste scoperte a partire da quelle che emergono dai dati esposti nell’analisi delle strutture e delle attività dei Dipartimenti di Salute Mentale a commento del Rapporto Salute Mentale presentato lo scorso dicembre dal Ministero della Salute (che saranno consultabili a breve sul sito SIEP). Personalmente non ho una cultura di epidemiologia ma sono consapevole della sua importanza per programmare, impiegare risorse, osservare quanto viene svolto nella faticosa quotidianità, paragonare la propria pratica a quelle altrui: mi rassicura molto sapere che ci sia chi fa e bene questo lavoro e mette pubblicamente a disposizione dati e spunti di discussione e riflessione, mi sento le spalle coperte. Che questa attività prenda le mosse dalla psichiatria pubblica attraverso i Dipartimenti di Salute Mentale, che non sia pregiudicata da fattori di profitto (le giornate non erano sponsorizzate!), che veda a confronto anche anime diverse ma accomunate da un’analoga impostazione scientifica costituisce un fattore di garanzia. Certo in ogni associazione ci sono fondamentalisti e pragmatici e la SIEP non è da meno, ma chi è senza peccato… Mi riconosco una certa diffidenza per i numeri ‘puri’ e per la ricerca del ‘dato’ parlante; mi pare che esistano: a) numeri che aiutano a parlare con linguaggio scientifico per dire quello che sappiamo già per intuito ed esperienza, b) altri che vengono piegati e usati per far costringere la realtà in direzione contraria alla ragione (il caso peggiore e più pericoloso, spesso il preferito dagli amministratori e dai politici) e, infine, c) dati che aprono e focalizzano temi, problemi, aree di indagine che non si evidenzierebbero senza criteri rigorosi di raccolta e strumenti adeguati di analisi. Tra i presenti a Bologna mancava per fortuna solo il caso b).  Per il resto il confronto è stato molto interessante come pure lo sforzo che Fabrizio Storace sta compiendo per la costituzione di un Coordinamento Nazionale dei DSM con rappresentanti regionali. Psichiatria Democratica possiede idee e pratiche, oltre che una robusta rete nazionale di compagni impegnati sul fronte della Salute Mentale: vi è necessità tuttavia di difenderle anche con una padronanza sistematica degli strumenti per validarle entrambe, per mostrare come le nostre scelte di cura non siano solo dettate da solidi principi umanistici e da una consapevolezza politica del ruolo dell’inclusione e della restituzione di soggettività a chi ne è privato, ma che posseggono la forza anche per essere valutate e valorizzate in termini di incisività ed efficacia. Abbiamo pratiche e persone che le animano ed è il nostro patrimonio umano e culturale: è quel che ho dichiarato nel mio intervento nell’ assemblea conclusiva offrendo le nostre risorse al fianco del lavoro che la SIEP sta impostando sul territorio nazionale. In un incontro a latere si è inoltre costituito un Coordinamento nazionale REMS: anche in questo caso mi sono impegnato a nome di Psichiatria Democratica per parteciparvi e proseguire il lavoro che tanti di noi hanno contribuito a costruire fino all’avvenuta chiusura degli OPG, e penso ovviamente a Cesare Bondioli, Emilio Lupo, Sasà Di Fede, Giuseppe Ortano, al compianto Gigi Attenasio e a tanti altri.

 

Antonello d’Elia