Psichiatria e disagi

da La Repubblica (Ed. Napoli,pag. 1) 
Mercoledì 22 luglio 2015

 

Psichiatria e disagi
più fondi e risposte
di Emilio Lupo
Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica

"Voglio esprimere innanzitutto tutto il mio profondo dolore e rispetto per queste morti e, nel contempo, sottolineare come su questo tema e su altre aree, per così dire sensibili, l'attenzione sia, di solito, non costante ma occasionale e, quindi, senza quella progettualità condivisa, in grado di promuovere l' indispensabile svolta che da più parti si auspica.

La cosiddetta psichiatria dei lutti contiene in sé, difatti, tutti i limiti dell'emergenzialità mentre c’è grande bisogno di ripristinare una ordinari età che si è perduta negli anni. Una ordinarietà fatta di pratiche territoriali - ricche e diversificate - che hanno dimostrato, inequivocabilmente, di cosa oggi manchi, nelle diverse articolazioni funzionali dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM). In pratica si tratta: 1) di ridotare, subito, i Servizi delle risorse professionali necessarie per intervenire, adeguatamente, sul territorio nelle 24 ore, personale (medici, operatori della riabilitazione, psicologi,infermieri, assistenti sociali etc.) ora gravemente carente e che costringe gli operatori a tour de force ed a ridurre le prestazioni; 2) di rilanciare tutte quelle iniziative di integrazione e di reale inclusione sociale - a partire dai Centri Diurni - in grado di seppellire una psichiatria asfittica e rituale. Costruire una Salute Mentale di comunità, significa cose precise - come ricordavano anche i colleghi intervistati sulle pagine napoletane di “Repubblica”- e non generici desiderata, ovvero essere in grado di fornire tutte le risposte, possibili, ai bisogni di chi sta male e dei loro familiari, beninteso dentro una più ampia operatività quotidiana (ambulatoriale e domiciliare) ma che sia capace di realizzare programmi che soddisfino anche i bisogni primari dell'abitare e del lavoro. Ma guai a isolare la psichiatria da tutte le altre aree di intervento integrato, se vogliamo ricostruire reti di sostegno reali a chi vive in disagio. Ecco perché l'invito a mettere insieme tutte le risorse degli Enti territoriali e del volontariato, diventa centrale per favorire una rafforzamento complessivo ed una contaminazione operativa. Bisogna, insomma, impegnarsi e lavorare, a testa bassa, acchè le Unità Operative di Salute Mentale ritornino ad essere motore di socialità, presidio di partecipazione e di concreto sostegno a persone in difficoltà. Lo stesso impegno va espresso per contrastare la politica di costruzione di mini OPG (le Rems) che punta a riproporre, per il processo di chiusura degli Ospedali Giudiziari, la logora, costosa e perdente politica del posto/letto - come lo era per i manicomi - invece di realizzare risposte differenziate territoriali per ciascuna persona, in maniera che i fondi stanziati seguano il paziente e si investano nei DSM.