L’OPG DI MONTELUPO NON CHIUDERA’ IL 31 MARZO 2015.

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COMUNICATO STAMPA

 

L’OPG DI MONTELUPO NON CHIUDERA’ IL 31 MARZO 2015.

Adesso è ufficiale: la Toscana non rispetterà la scadenza del 31 marzo per la chiusura dell’opg di Montelupo.


E’ quanto si evince, tra le righe, dalle parole dell’assessore Marroni in risposta ad una interrogazione (Ansa 15.1.2015): a meno di tre mesi dalla scadenza, la Regione Toscana scopre che, per raggiungere l’obbiettivo, serve una forte “collaborazione inter-istituzionale” (ma cosa ha fatto in questi anni?) e noi abbiamo la conferma che non esistono, alcune nemmeno sulla carta, le strutture alternative per procedere alla chiusura dell’opg: in particolare quella, considerata “residuale” dall’assessore, destinata ad accogliere i soggetti in misura di sicurezza detentiva che oggi (gennaio 2015!) si cerca di trovare attraverso “una ricognizione delle strutture già nella disponibilità del Servizio sanitario regionale” dopo averla individuata, con relativi pomposi annunci, a S. Miniato (Del. 715/2013), nella Casa Circondariale di Empoli e poi in quella di Massa Marittima; anche per la realizzazione della struttura di accoglienza nel Comune di Lastra a Signa per l’Area Vasta Centro, i tempi sono tutt’altro che certi: per questa struttura, secondo il progetto originario (Del.715/2013), i tempi previsti erano di 4-6 mesi dall’affidamento dell’appalto che non risulta ancora assegnato!

E’ il fallimento della politica regionale fatta di annunci roboanti quanto vuoti di reali contenuti, di progetti faraonici e solipsistici, di mancanza di trasparenza, di assenza di coinvolgimento delle realtà territoriali a tutti i livelli.

Ma il fallimento è anche sul piano più complessivo (non solo sulle alternative residenziali) – impegno dei DSM per la chiusura, rapporti con la Magistratura - della gestione degli internamenti dei toscani in opg: al 1° giugno 2014 erano 33 (30 a Montelupo, 2 a Reggio E. e 1 donna a Castiglione delle Stiviere) di cui 18 dimissibili (e 15 giudicati non dimissibili, percentuale questa molto lontana dalle medie degli altri opg).

Al 31.12.2014 gli internati a Montelupo sono 47 (+ 40%) e non si sa quanti siano dimissibili, così come non si sa quanti di quelli dichiarati dimissibili a giugno siano stati realmente dimessi.

Sono dati allarmanti, espressione non solo della asserita mancanza di alternative all’internamento ma anche dell’inerzia regionale nella prevenzione degli invii in opg, risultato di un insufficiente coinvolgimento dei DSM e della magistratura per una applicazione aderente allo spirito oltre che alla lettera della legge 81: non ci risulta, ad es., che la Toscana si sia fatta parte diligente per organizzare, come hanno fatto altre Regioni, sistematici incontri tra operatori dei DSM e magistrati, non solo sui temi della prevenzione degli invii e delle dimissioni dall’opg, ma anche su tutti quegli aspetti che la gestione complessa, tra sanitario e penitenziario, delle future strutture di accoglienza richiede di approfondire prima ancora della loro attivazione.

A questo punto la chiusura di Montelupo deve cessare di essere, come è stato fino ad oggi, un problema di ingegneria istituzionale (quanti posti letto/quante strutture/dove collocarle) per tornare ad essere quello che in realtà è: un problema politico di cui la Regione deve tornare a farsi carico per cercare di evitare l’ignominia di una richiesta di proroga.

Il Presidente Rossi, che pure aveva annunciato di volerlo fare, riprenda in mano la gestione politica di questa fase; si crei in Regione, come da noi richiesto – inascoltati - da anni, un vero gruppo di lavoro (task force) dedicato alla chiusura di Montelupo, con livelli di responsabilità e coordinamento (tecnici e politici) chiaramente individuati, con il coinvolgimento delle realtà associative e amministrative (la forte collaborazione inter-istituzionale) dei territori, capace di seguire il processo in tutte le sue fasi (strutturali e gestionali) tanto a livello regionale che nei dipartimenti interessati; si abbandoni la chimera delle REMS come soluzione del problema (troppo lunghi i tempi e troppo alti i rischi di ricreare nuove istituzioni di cui già ci sono i segnali a livello nazionale): solo così la Toscana potrà ritrovare anche nei tavoli di verifica nazionali il peso degno di una Regione come la nostra, punto di riferimento nazionale negli anni della chiusura dei manicomi, ed oggi pressochè nullo (e forse giustamente) per le sciagurate politiche di questi anni.

Arezzo - 16.1.2015

        

Dott. Cesare Bondioli,     

Responsabile Nazionale Carceri e OPG di Psichiatria Democratica