Un pentalogo per l'Albergo dei Poveri

UN PENTALOGO PER AIUTARE SUBITO I SENZA FISSA DIMORA

*Emilio Lupo

( 11 settembre 2014 -la Repubblica pag. VIII, ed. Napoli).

In città, i designati, le persone senza fissa dimora (sfd) si aggirerebbero intorno a tremila, con una tendenza alla crescita in ragione della grave crisi. Va riconosciuto che questa Amministrazione si è adoperata, a più riprese, ed ha piantato alcuni importanti paletti : deliberando l’individuazione della sede del primo intervento in via B. Tanucci ed avviando i lavori di messa in sicurezza di quei locali. Ma


 

non ha, contestualmente, concretizzato quel tavolo di lavoro permanente che avrebbe favorito una rapida attivazione delle strutture (centro diurno, Unità abitative differenziate e orto cittadino) terminati i lavori necessari, tantomeno ci è noto un piano complessivo sull’intero problema dei sfd. Della urgenza assoluta di procedere in parallelo, ne abbiamo parlato nel tempo, e a più riprese, a Sindaco ed Assessori ed ora speriamo di avere, finalmente, un concreto riscontro.

Sia ben chiaro, qui non si vogliono affatto negare le difficoltà che le Amministrazioni vivono, ma dopo tredici anni siamo in grado di affermare che se si vogliono, per davvero, dare risposte ai senza fissa dimora, per davvero, bisogna che la si assuma come priorità tra le priorità. Nei fatti questo significa che una fetta sempre più consistente della comunità napoletana e non spicchi di essa, avanguardie presunte o reali, benefattori a intermittenza (per dirla con Don Ciotti) deve misurarsi con quanto essa stessa ha prodotto, riprendendosi nelle mani il ruolo solidale e inclusivo che la Costituzione, nei fatti, le assegna. E per superare questo soffocante empasse, che sussiste per le mille difficoltà incontrate nel tempo, ci permettiamo di suggerire – in cinque mosse – questo cronoprogramma: 1) Quantificare le risorse necessarie per incominciare ad attivare il Centro diurno di via Tanucci, in grado di dare risposte multiple e differenziate a quanti saranno costretti a ricorrervi (per quanti non ne fossero ancora a conoscenza si pensa alla distribuzione dei pasti, come alla pulizia personale e cambio abiti, alla consulenza e assistenza sociale e giuridica, all’individuazione di percorsi per garantire - attraverso la ASL - risposte ai eventuali bisogni di salute potendo usufruire, come tutti, dei servizi territoriali, fino al recapito postale come alle attività di sostegno che si rendessero necessarie, alla realizzazione di progetti di reinserimento lavorativo e, quindi, di autonoma collocazione di vita e abitativa, etc.); 2) Individuazione dei canali per il reperimento di tutte le risorse economiche - pubbliche e private - necessarie per dare tute le necessarie risposte ; 3) La predisposizione dell’organigramma e l’individuazione di tutte le risorse umane necessarie al pieno funzionamento del Centro ( assistenti sociali, personale amministrativo, di custodia e di pulizia, animatori sociali e di comunità etc.) e - attraverso chiari protocolli d’intesa - la presenza puntiforme di avvocati di strada ed organizzata dei volontari (questi ultimi adeguatamente formati e provenienti da diverse realtà cittadine) per la realizzazione di progetti diversificati, in grado di fornire risposte nuove, in osmosi con la città e non un nuovo cronicario. Non appaia superfluo ribadire che la titolarietà del progetto dovrà essere assolutamente pubblica; 4) L’istituzione, da parte del Comune di Napoli, attraverso un atto deliberativo, di un Comitato di gestione (senza onere economico di nessun genere) formato dalle Associazioni di base che si interessano delle problematiche dei cittadini senza fissa dimora (sfd) che affianchi costantemente il Comune e il gruppo operativo individuato, al fine di evitare la cronicizzazione dei progetti e promuovendo un rinnovamento continuo; 5) Il coinvolgimento di tutte le realtà industriali, artigianali, economiche, culturali e associative che si facciano carico di integrare (attraverso donazioni liberali mirate, effettuate dai propri associati come dai singoli) le risorse pubbliche, al fine della concreta attivazione, progressiva, di tutte e tre le fasi del progetto con la fornitura del materiale di arredo (mobili, sedie, lampade, elettrodomestici etc.) e /o di altri beni necessari (igienici, stoviglie, biancheria et al.) preventivamente individuato. In conclusione bisognerà tendere ad una progettualità sempre più condivisa e partecipata: non eroi, figli dello spontaneismo tantomeno della cieca munificenza, ma tenaci promotori di pratiche di inclusione sociale e di liberazione dal bisogno.

                                                                                                   

* Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica.

e Comitato per l’Albergo dei Poveri.