Chiusura dell’opg di Montelupo

PSICHIATRIA DEMOCRATICA TOSCANA

La Giunta Regionale ha (finalmente) approvato la delibera 715 del 26.8.2013  per la chiusura dell’opg di Montelupo F.no e il piano che il Ministero della Salute aveva già ricevuto fin dal maggio scorso e che adesso ottiene la formalizzazione per l'assegnazione delle risorse (una procedura quanto meno insolita visto che il c.d. piano è stato accuratamente “segretato” dalla Regione fino ad oggi e solo qualcosa era trapelato in luglio da fonte ministeriale).

 

Dobbiamo constatare che nella Delibera nessuna delle preoccupazioni manifestate in questi mesi dai movimenti  (quelle che avremmo voluto rappresentare al Presidente Rossi cui abbiamo chiesto un incontro e da cui aspettiamo ancora una convocazione) ha trovato recepimento: la Regione ha sostanzialmente confermato la sua scelta di indirizzare il superamento di Montelupo tutto in termini neo-istituzionali confermando  la realizzazione di strutture per complessivi 72 p.l.: si tratta di una previsione esorbitante a fronte di una presenza in opg di circa 40 internati toscani.

Privilegiando il posto letto in struttura, i programmi di gestione territoriale risulteranno depotenziati ed è facilmente prevedibile che anche i circa 600 milioni stanziati per finanziare progetti di dimissione per una ventina di internati finiranno per andare a finanziare alternative neo istituzionali anziché progetti individualizzati e sistemazioni extra-istituzionali  come avvenuto, invece, per la maggior parte dei 22 dimessi dall’opg nel biennio 2011-12.

D’altra parte se veramente si pensa di potere realizzare queste 20 dimissioni diminuisce ulteriormente il bisogno di posti letto.

La delibera conferma il progetto di realizzare una struttura a vigilanza perimetrale a S.Miniato costituita di due moduli di 14 p.l. ciascuno anche se “per il momento” ne verrà realizzato uno solo:  “Ritenuto altresì che il secondo modulo della Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive, previsto nel sopra richiamato Allegato 1, debba essere attivato previa verifica della insussistenza di misure alternative da reperire nel sistema degli interventi territoriali”.

Questa postilla ci sembra la classica foglia di fico, un contentino che certamente non risponde alle critiche puntuali dei movimenti al programma neo-istituzionale della Regione.

A prescindere dalla nostra contrarietà a concentrare più moduli nella stessa struttura, è dubbio che dopo avere programmato un superamento dell’opg tutto basato sul posto letto (fino a prevederne ben 72, con operazioni “contabili” spregiudicate, contando sia letti da attivare che letti già attivati come quelli delle strutture delle “Querce” e della Residenza “Tiziano) si riesca ad invertire l’indirizzo scelto privilegiando soluzioni territoriali tali che consentano di non creare il secondo modulo a S.Miniato.

Questo obbiettivo si può realizzare solo privilegiando al massimo i programmi di dimissione degli internati già dimissibili (per es. in regime di proroga) per i quali è pure esiste un finanziamento ma questa operazione, auspicabile e possibile, richiede una chiarezza di intenti e di direzione del processo di chiusura di Montelupo che in questi anni è mancata nel rimpallo di competenze tra assessorati, presidenza, cabine di regia, tavoli tecnici, ecc. che sono state causa non secondaria dei ritardi accumulati dalla Regione.

 Viene, infine, confermato l’accordo con la Regione Umbria per la gestione, presente e futura, dei suoi internati in strutture del territorio toscano ed è questo un punto che non può trovarci assolutamente consenzienti contraddicendo lo spirito sia della legge sugli OPG che di quella penitenziaria sulla “territorialità”, intesa come vicinanza del luogo di espiazione della pena a quello di origine del condannato. L’unica funzione di questa scelta è di rafforzare la “necessità” di posti letto e di istituzioni essendo prevedibile che gli umbri verranno tendenzialmente ospitati in un’unica struttura (il 2° modulo di S. Miniato?).

Le nostre  preoccupazioni non riguardano solo la reale volontà della Regione di andare a realizzare la chiusura di Montelupo con soluzioni avanzate ma anche la possibilità di rispettare i tempi previsti dalla legge: la regione si è orientata sulla realizzazione di nuove strutture (in particolare per quella a vigilanza perimetrale) ed è da dubitare che i loro tempi di realizzazione siano compatibili con le scadenze di legge.

Occorre quindi che la Regione definisca  al più presto le responsabilità del processo di chiusura di Montelupo e avvii un reale confronto (anche questo mancato in questi anni) con tutte le realtà territoriali che sono state attive sul tema – dalle associazioni al volontariato - cambiando registro e puntando al massimo sui programmi di dimissione degli internati  dimissibili e sugli interventi di prevenzione degli invii in opg coinvolgendo non solo i dipartimenti di salute mentale e le magistrature competenti ma anche i territori, in senso lato, in un’ottica di trasparenza e partecipazione.

Arezzo, 3.9.2013

                                                                                                              Cesare Bondioli – Psichiatria Democratica Toscana