Contro ogni alibi, la proposta di Psichiatria Democratica per chiudere presto,bene (e veramente) gli OPG

 

Ospedali psichiatrici giudiziari

Subito un Ufficio per chiuderli

 

 Emilio Lupo

Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica

L'Unità domenica 14 ottobre 2012 (pagina 18)

 

L'ITALIA SPEGNE LE LUCI PER RISPARMIARE. SUI GIORNALI SI LEGGE OGNI PASSO DELLA MANOVRA ECONOMICA PRESENTATA IN Consiglio dei ministri,ma non si parla di una legge importante che rischia di rimanere nel cassetto ina. e la chiusura degli OPG, gli ospedali psichiatrici giudiziari.E' la legge numero 9 del 2012,che tra l'altro prevede, entro il prossimo marzo, l'entrata in vigore di una serie di misure per garantire diritti anche a questi reclusi.

Una ferita quella degli OPG, come è per le carceri italiane, che ci si augurava potesse rimarginarsi dopo le continue e sempre più incalzanti denunzie sulla violazione dei diritti costituzionali, da parte non solo delle associazioni che come la nostra se ne interessano, ma anche delle stesse autorità politiche, come la Commissione presieduta dal Senatore Marino. Anche il Capo dello Stato ha espresso il suo sdegno.

Il video promosso dalla Commissione e girato nelle strutture manicomiali, è penetrato negli occhi, nel cuore e nella mente dell'opinione pubblica, producendo, con un impegno costante ed esemplare di tutti e grazie alla sensibilità del Ministro della Giustizia, il varo della suaccennata legge numero 9.

Da allora tavoli tecnici, gruppi di studio e iniziative a doppia velocità non hanno prodotto niente di quanto si doveva, ovvero programmi individualizzati per ciascun recluso, accompagnamenti nelle residenze territoriali (che devono essere secondo Pd di piccole dimensioni e a tempo), progetti di ritorno: al lavoro, agli affetti. Di risposte sinergiche, insomma, nemmeno l'ombra. Come Psichiatria Democratica, avevamo già evidenziato - a chiare lettere - lo scorso 3 aprile nella seconda audizione presso la Commissione Marino al Senato, il pericolo dell'affossamento della legge. Sia per quel che riguardava le proposte avanzate circa le dimensioni delle strutture che non configuravano case bensì caserme, sia per l'attivismo registrato -  pare - da parte di grandi strutture psichiatriche private per accogliere gli ex internati.

Ora bisogna decidere, e presto, se costruire rapidamente con uno sforzo, finalmente comune, risposte di civiltà oppure stare ancora a guardare.

La nostra proposta è  semplice, chiara, netta e nel pieno rispetto della spending review: l'attivazione immediata  di un Ufficio Speciale per la dismissione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), da parte dei Ministri di Giustizia e Salute, che ne governi e porti a termine - entro la data prestabilita del 31 marzo 2013 -  l'intero programma. L'Ufficio Speciale è ormai una necessità quanto mai urgente ed inderogabile in ragione dei gravissimi ritardi accumulati da tutti i responsabili del procedimento. Uno strumento, a tempo, quello dell'Ufficio Speciale di cui sollecitiamo il varo e che si interessi dell'allocazione delle risorse umane ed economiche, incastonate, beninteso, all'interno dei progetti individualizzati. Un gruppo di lavoro snello ed in grado di garantire l'omogeneità degli interventi, per evitare che ci siano realtà che, restando indietro vanifichino - fino a bloccare - l'intero programma.

Una realtà operativa che informi puntualmente le famiglie e che svolga con i servizi pubblici, una attività di raccordo con le agenzie presenti sui territori laddove dovranno essere accolte le persone attualmente rinchiuse negli OPG.

Psichiatria Democratica propone, pertanto, ai Ministri Severino e Balduzzi, di adottare questo strumento di intervento, che, potendo avvalersi delle sicure competenze che ciascun Dicastero possiede, sarebbe a costo zero. Avvalendosi dell'apporto delle migliori energie di Regioni e Aziende Sanitarie, l'Ufficio da un lato potrebbe annullare le sacche di resistenza e, dall'altro, garantire il mantenimento della centralità del Servizio pubblico. Tale centralità rimane, nel tempo, strumento principe di garanzia di equità ed omogeneità, ma anche di argine contro nuove possibili spinte privatistiche e "concentrazionali".

E' questa un'occasione per scrivere, insieme, una bella pagina della nostra storia contemporanea, non perdiamola.