Chiusura degli OPG: non è un buon inizio. Allarme di Psichiatria Democratica.

 

Le notizie pubblicare dal Sole 24 Ore sulla bozza riservatache fisserebbe i “requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi” delle strutture destinate a sostituire gli attuali OPG in base alle Legge n.9 del 17.2.2012,  destano grande allarme e preoccupazione assai forte in Psichiatria Democratica (PD) per l’ipotesi di una  gestione privata – anche imprenditoriale! -  delle strutture, per le loro dimensioni come pure per alcune per interpretazioni sulla natura di queste strutture. Psichiatria Democratica , anche in questa occasione, ribadisce la propria contrarietà e opposizione netta , ferma e decisa a formulazioni che, se approvate, stravolgerebbero spirito e lettera della Legge.


Tutto l’impianto della legge attribuisce ai Dipartimenti di Salute Mentale un ruolo centrale nella gestione dei soggetti sottoposti a misura di sicurezza laddove stabilisce la “gestione sanitaria” delle strutture di accoglienza e che “le persone che hanno cessato di essere socialmente pericolose devono essere, senza indugio. dimesse e prese in carico, sul territorio, dai Dipartimenti di Salute Mentale”. E’ ovvio, considerato che in qualunque momento può essere richiesta la revoca anticipata della misura di sicurezza, che il ruolo dei DSM non si espleta unicamente verso quei soggetti che hanno scontato il periodo minimo di durata della misura di sicurezza o che già si trovano in regime di proroga. Il DSM è, nei fatti, responsabile del progetto terapeutico-riabilitativo per la dimissione di qualunque soggetto sottoposto a misura di sicurezza, è l’interlocutore istituzionale in ogni fase dell’iter del percorso giudiziario del soggetto autore di reato quindi tanto del giudice che della magistratura di sorveglianza. Appare quindi gravemente contraddittorio ed inaccettabile che la gestione delle strutture sanitarie destinate ad accogliere soggetti in misura di sicurezza possa essere affidata in toto, come sembra evincersi, ad un privato.

Cosa ben diversa è se la gestione delle strutture, per es. per gli aspetti alberghieri, sia affidata dal DSM titolare a terzi o che questi, forniscano, come già spesso avviene, personale per l’attuazione dei programmi formulati dai DSM:  questi aspetti vanno ben chiariti nel Regolamento anche per evitare che si crei il grave precedente, non previsto dalle nostre leggi, di strutture detentive, sia pure sui generis, gestite da privati.

Per Psichiatria Democratica, insomma, la centralità del Servizio pubblico resta il fulcro dell'intera legge: la titolarietà dei DSM è fondamentale e ineludibile in qualsivoglia progetto di presa in carico.  

Come pure deve essere ben ribadita, secondo PD, la “esclusiva gestione sanitaria all’interno delle strutture”: questo nulla ha a che vedere con l’applicazione del regolamento penitenziario quasi che questo fosse necessitato dalla misura di sicurezza. Già oggi la misura di sicurezza si può scontare in ambienti diversi dall’OPG, per es. agli arresti domiciliari anche presso strutture nelle quali ovviamente non si applica il regolamento penitenziario. Oltremodo peregrino è, pertanto, il richiamo al codice penale o a presunti automatismi regolamento penitenziario/ misura di sicurezza e speriamo che si tratti solo di unainfelicesintesi delle posizioni degli esperti ministeriali.

L’altro aspetto che suscita perplessità è quello delle dimensioni delle strutture: si parla di 20 – 30 posti. Gli “ulteriori requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi” sono da determinare con riferimento al DPR 14.1.1997 che fissa gli standard per le strutture residenziali psichiatriche indicando in 20 il numero massimo dei posti letto. Questo limite appare, per Psichiatria Democratica, già eccessivo, dovendo le strutture conservare il carattere delle civili abitazioni, quindi le ulteriori specificazioni dovrebbero determinare standard più ridotti e non il contrario. In questo senso Psichiatria Democratica si è espressa fin dall’inizio del dibattito sul superamento degli OPG, avendo avuto modo di ribadire questa nostra posizione anche nel corso della recente audizione presso la Commissione di Inchiesta sulla efficienza ed efficacia del SSN. Il 3 aprile, difatti, dove abbiamo anche denunciato, al Senato, allarmanti segnali (proprio nel senso delle modifiche annunciate) per l’attivismo registrato da parte di grandi strutture psichiatriche private per accogliere gli ex internati (ovviamente tutto questo non può avvenire senza il consenso dei DSM che ne porterebbero comunque la responsabilità): per questo abbiamo invitato la Commissione a vigilare sulle modalità di applicazione della legge. 

Se venissero approvate le modifiche annunciate si aprirebbe una deriva neo-manicomiale che certamente la legge non auspicava: d’altra parte l’allarme è giustificato perchè l’esperienza della gestione privatistica delle strutture psichiatriche, tanto nel passato che anche oggi, si è sempre tradotta in cronicizzazione e separatezza prevalendo gli interessi economici dei gestori su quelli di cura e riabilitazione del paziente.

Il Regolamento è determinante non solo per l’applicazione della Legge per determinare le caratteristiche delle nuove strutture e il destino dei soggetti che continueranno, per ora, ad esservi ospitati ma anche per favorire modifiche legislative future: come PD ha da sempre sostenuto queste strutture non saranno nuovi manicomi (mini – opg) e le persone ivi ricoverate pazienti e non internati, se avranno piccole dimensioni, una gestione affidata ai DSM trasparente e in cui gli aspetti sanitari, come impone la legge, siano i prevalenti. Strutture così organizzate contribuiranno a favorire quella modifica dei codici in materia di imputabilità e misura di sicurezza auspicata dall’ordine del giorno (Miotto e altri) approvato dal Parlamento insieme alla Legge oltre che da tante espressioni della società civile.