OPG - Giusy Gabriele Direttivo Nazionale di Psichiatria Democratica

 

Il 31 marzo, finalmente, dopo anni di battaglie civili delle associazioni e anche grazie ai recenti scandali suscitati dalle condizioni vergognose nelle quali vengono trattenuti i pazienti, chiuderanno gli ospedali psichiatrici giudiziari.

Già nel 1978 all'atto di promulgazione della legge 180 che sancì la chiusura dei manicomi molti, a partire da psichiatria democratica, sollevarono la contraddizione che in quella riforma non si facesse cenno ai manicomi giudiziari.

Ci sono voluti più di trent'anni di impegno e di dibattito per fare l'ulteriore passo.

Adesso, mentre festeggiamo per questa vittoria, dobbiamo, però, mantenere ferma l'attenzione e la vigilanza sulle scelte successive che verranno fatte in materia di assistenza a quei pazienti che hanno commesso reati.

Il primo rischio che si corre è che le strutture regionali siano sanitarie solo nella forma, ma che nella sostanza mantengano quel carattere custodialistico e repressivo che mette in secondo piano la cura e l'assistenza al punto da renderle impraticabili. Basaglia aveva più volte sottolineato come senza libertà e rispetto dell'altro nei suoi diritti fondamentali non sia possibile essere terapeuti.

Pertanto sarà proprio a livello regionale che bisognerà attuare un attento monitoraggio per capire a che tipologia di strutture verranno affidati i pazienti che, dopo anni di atroci sofferenze, tornano nel territorio di appartenenza.

C'è, inoltre, un altro livello di riflessione che va proseguito e approfondito ed è quello giuridico. Infatti la questione più complessa, ma dirimente è quella dell'imputabilità dalla quale nasce la contraddizione tra cura e custodia.

C'è una necessità di non sottrarre all'individuo “il diritto al processo” e, in tutti i casi, ad un processo equo. Nel passato con la definizione di “pericolosità sociale” si sono trattenute per anni in questi istituti orribili,   persone che avevano commesso reati di entità minima per la quale altri, cosiddetti sani, non sarebbero neanche stati arrestati.

Insomma permettetemi la semplificazione per uno schiaffo alla propria moglie, uso questo esempio non a caso, un uomo “normale” non subisce nessuna conseguenza, mentre un sofferente psichico può passare anni chiuso in una struttura. Ritengo che il secondo avrebbe preferito essere processato e condannato e non ritenuto “ incapace”considerate le conseguenze. Sulle facoltà mentali del primo, ovviamente, non mi esprimo per evitare di apparire faziosa.

Dunque intanto che facciamo questo primo passo di liberazione parziale dall'inferno degli O.P.G. occasione importante da non perdere e da non sottovalutare,  dobbiamo tenere fermo l'orizzonte della  Giustizia che ci deve guidare per garantire che tutti i cittadini siano uguali compresi o, forse, a cominciare da quelli più in difficoltà.