Convegno nazionale sulle migrazioni

 

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CONCLUSI I LAVORI DEL
CONVEGNO NAZIONALE SULLE MIGRAZIONI
CASTELVOLTURNO 6-7 APRILE 2017
  
di seguito gli ultimi commenti pervenuti, la rassegna stampa, le nuove foto.
 
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 A PSICDEM
 
 
 
 
I due giorni di lavoro del convegno nazionale organizzato da "Psichiatria Democratica" a Castel Volturno sono stati intensi e proficui. Il tema, dal titolo "Quella faccia da straniero", verteva sulle politiche dell'immigrazione,in particolare sull'accoglienza e sull'integrazione. La scelta di CastelVolturno è stata ovviamente naturale, qui dove la presenza di immigrati rappresenta il 50% della popolazione presente. Ventimila immigrati, tra cui quindicimila irregolari, su un totale di quarantamila presenze. Un unicum nazionale se non anche europeo che crea forti pressioni sociali sul territorio che, tuttavia, non ha mai generato un fenomeno di intolleranza. Non a caso ho sempre detto che Castel Volturno è un esempio da seguire in termini di accoglienza e tolleranza. Una New York italiana insomma, in cui le 68 nazionalità presenti, soprattutto africane, rappresentano una potenziale risorsa, oggi non espressa, se avviene l'inclusione sociale con numeri ovviamente compatibili con il territorio. Necessaria quindi una equidistribuzione tra tutti i comuni, anche in armonia con il nuovo piano nazionale. I vari interventi, su tutti quelli del Procuratore Nazionale Antimafia Roberti e il giornalista Ruotolo, hanno sottolineato con enfasi come l'accoglienza sia un dovere costituzionale e come sia necessario superare la legge Bossi-Fini. I lavori si sono chiusi con la consapevolezza, unanime, che Castel Volturno può e deve essere un laboratorio di rilievo nazionale in cui "Psichiatria Democratica" ha messo la prima pietra.

Dimitri Russo sindaco di Castel Volturno.

Caro Emilio, voglio fare giungere a tutti voi del'Associazione, i miei complimenti per l'iniziativa che si è svolta a Castelvolturno. Per fortuna c'è ancora Psichiatria Democratica che infonde un pò di speranza in questo mondo che gira all'impazzata. Grazie.

Armando Izzo, Dirigente Scolastico , I.S.I.S. "De Gennaro" Vico-Equense, Napoli

La migrazione verso il nostro paese di rifugiati e perseguitati politici può diventare, per le condizioni di esclusione e disumanizzazione, fattore psichiatrico?
a questa domanda è stato dedicato il bellissimo convegno organizzato da psichiatria democratica in uno dei luoghi simbolo della migrazione del sud e del paese.Affrontare la questione migrazione anche sul versante del rischio sanitario psichico significa farsi carico del problema in una nuova dimensione olistica del fenomeno. Il migrante quale persona. Non numero da sistemare e da nutrire.
Il rispetto ed recupero della sua dignità, di Persona, rappresenta il tassello fondamentale per l'inserimento nella comunità ospitante.grazie.

dott. Mario Coppeto Consigliere Comune di Napoli CapoGruppo "Napoli in Comune a Sinistra" Dirigente Sanitario A.O.R.N. Santobono Pausilipon


Per chi è un “addetto ai lavori” la partecipazione a convegni e corsi è diventata negli ultimi anni una sorta di via crucis. Si è presenti spesso per completare l’orario di servizio, per acquisire crediti ECM, insomma per l’assoluzione di obblighi burocratici di varia natura, senza stimoli, senza reali interessi, senza passione scientifica, civile o morale. Ed è quindi naturale che si giunga a tanti appuntamenti già scarichi, demotivati, spesso annoiati. Poi, in una stupenda mattina di primavera, ti capita l’imprevisto (ma per me che da un po’ di anni milito in PD): un incontro “speciale”, ben organizzato appunto da Psichiatria Democratica (che ci ha abituati allo sguardo lungo), con presenze nazionali ed internazionali e le Associazioni locali e con coraggio, dove si parla di immigrazione, con toni profondamente diversi da quelli che sentiamo ogni giorno dai così detti mass media. E ti capita di sentire non il vocio volgare di chi usa la paura del “diverso”, dello straniero per acquisire consenso e raccattare voti, ma le storie di uomini e donne che nel tunnel di viaggi avventurosi e pericolosi cercano la luce, la speranza, l’occasione di una vita dignitosa che valga la pena di essere vissuta. Ti capita ancora di sentire gli sforzi, la disperazione, ma anche la testardaggine di sindaci non votati ai muri ed alle pistole ma pronti all’impossibile pur di dimostrare che “accoglienza” è civiltà, che “aiuto” è umanità, che “inserimento” è dignità e non servile omologazione, sfruttamento, propaganda meschina e squallida. E per finire, la cosa forse più bella e pregnante: il coinvolgimento delle generazioni future, dei ragazzi delle scuole: il futuro baluardo al razzismo dilagante, al disimpegno egoista che da tante parti ci viene proposto ogni giorno. Vedere quei ragazzi premiati per i loro temi, sentire quelle parole che non erano “di circostanza” mi ha restituito un briciolo di speranza tra tante cose “disperanti” che siamo costretti a sentire… Tutto questo, e molto altro ancora, è stato per me l’incontro di Castelvolturno “Con quella faccia da straniero”.

Dott. Mario Tolvo, sociologo, Napoli


Cari Emilio e Sasà.
Anche questa volta, soprattutto grazie a voi, PSICHIATRIA DEMOCRATICA non ha mancato l'appuntamento; anche questa volta la sofferenza e la marginalità, nella forma drammatica dell'esodo e della fuga dalla disperazione e dalla morte, quale è quella dei richiedenti asilo, ci hanno implicato, ci hanno scosso e hanno trovato posto nelle nostre teste e nei nostri cuori. Le due giornate di Castel Volturno sono state una straordinaria e corale occasione di incontro e di riflessione: Molto coinvolgenti sono stati il racconto del collega greco Gkionakis, che ci ha detto di quello che accade nei centri di accoglienza del suo Paese e del vacuo sostegno delle istituzioni comunitarie, e l'appassionata denuncia della nostra collega Gaia Quaranta di Medici Senza Frontiere, che ci ha trasmesso la gravità del fenomeno per le dimensioni che ha, per i risvolti umani che comporta e per l'ipocrisia con la quale viene ignorato dagli organismi internazionali. Importante e non solo simbolica è stata la presenza del Procuratore Roberti, che ancora una volta ha mostrato la sua sensibilità per i problemi dei più svantaggiati, e sinceri e appassionati sono stati tutti gli interventi, a cominciare da quello del Sindaco di Castel Volturno, continuando con quello lucidissimo di Sandro Ruotolo, fino a quelli delle professoresse e degli splendidi studenti del liceo e dell'istituto alberghiero, tanto bravi quanto inconsapevoli del proprio valore e delle loro grandi potenzialità.
Sono state due giornate di partecipata riflessione, di amicizia e di speranza, com'è tra persone che lottano, che si stimano e che si vogliono bene.
Ritornare in quei luoghi così belli e violati, sfiorando ancora solo per qualche ora quella umanità sempre tradita ma così vitale e viva.......mi arrabbio pensando ai talenti, alle tante possibilità e alla creatività che giacciono lì, impantanati nelle sabbie di un incontro tanto possibile quanto impedito dalle vecchie e dalle nuove iniquità.
Contro queste iniquità continueremo a batterci con le nostre pacifiche armi, sicuri che la follia salverà il mondo e che, come dice Luciana, una paziente che curo e che mi cura, "la virtù è negli estremi, le vie di mezzo sono vie di comodo".
Un abbraccio.

Dott. Raffaele Galluccio, psichiatra - Castelnovo nè Monti (Reggio Emilia)

 

A Castel Volturno ho potuto essere presente solo durante i lavori della seconda giornata (venerdì 7 mattina), ho avuto comunque modo di sentire il clima intenso che ha coinvolto i partecipanti all'iniziativa. L'impostazione del Seminario, la competenza documentata dei relatori, la passione delle testimonianze hanno rappresentato un esempio emblematico dello stile e del rigore scientifico di Psichiatria Democratica: la capacità di leggere la complessità dei fenomeni dilatando le gabbie disciplinari della psichiatria, la capacità di agganciare la pratica e la teoria, di coniugare i progetti individuali e quelli collettivi. Complimenti ai compagni della Campania per questa grande occasione di incontro, di riflessione e di progetto.
Un abbraccio

Dott. Ilario Volpi, psicologo, Roma

 

Psichiatria Democratica non si è smentita,in una fase storica come l'attuale dove le parole, inflazionate, hanno perso la radicalità del senso, ha aggirato l'ostacolo dando voce a sentimenti,  emozioni, immagini, abitualmente  relegate nelle secche dei discorsi politicamente corretti.Quella faccia da straniero ,il volto nuovo dell'emigrazione,non è stato un convegno o meglio non è stato solo un convegno ma una esperienza vissuta che ha arricchito  tutti noi che vi abbiamo partecipato. A Castelvolturno siamo entrati nel quotidiano delle persone e abbiamo percepito nel corpo che siamo la condizione umana del migrante e fronteggiato la nostra  alienazione. E' motivo di orgoglio per me far parte di Psichiatria Democratica che da sempre rimarca la necessità di individuare i contesti di vita e culturali ,il disagio è  invisibile  se viene oscurato l'orizzonte culturale.Viene spontaneo pensare che la individuazione e la costituzione di nuovi con-testi possano riatttivare una narrazione colletttiva del reale.
 
Dott. Giuseppe Palomba, psichiatra, Bari.
 
 "Quella faccia da straniero": Psichiatria Democratica a Castelvolturno discute dei problemi dell'integrazione. Salute,sanità, casa e scuola  in una delle aree a più alta densità d'immigrazione. Il nostro intervento ha ricordato  la storia  dell'ambulatorio multietnico dell'Ascalesi, le nuove prospettive, le contraddizioni della politica, i bisogni di salute ed assistenza. Il convegno ha avuto il merito di mettere a confronto istituzioni,studenti e operatori sanitari sull'argomento. Una stonatura: il direttore della casa d cura Pineta Mare  ha evocato come una svolta positiva la controriforma del 92 ,che avrebbe implementato   le capacità dell'imprenditoria  in sanità sul territorio . Non mi sembra che la ricetta abbia portato molti miglioramenti sul territorio.

Dott. Paolo Fierro, otorino, vice-Presidente Nazionale di Medicina Democratica

 

Castel Volturno è una cittadina di frontiera: rappresenta il limite tra la capacità di accoglienza e la volontà di non accogliere. Il seminario di Psichiatria Democratica del 6-7 aprile ha ben descritto ciò che in quella comunità accade e in particolare lo sforzo del Comune e delle associazioni, molto attive sul territorio , di affrontare l’enorme presenza numerica di persone provenienti dall’Africa con concrete attività non solo di accoglienza ma anche di opportunità di inclusione sociale.  Al contrario sul territorio nazionale ed europeo emergono -  secondo gli interventi  di Dr. Gkionakis del Centro Abel di Atene  e della rappresentante di Medici Senza Frontiere Dr.ssa Quaranta – politiche di inaccoglienza dei bisogni dei profughi, dei richiedenti asilo e da quanti fuggono dalla fame e dalle carestie. Castel Volturno e Psichiatria Democratica hanno lavorato insieme ad un progetto per rendere visibili le pratiche  già attive di inclusione sociale e per superare luoghi comuni intorno al fenomeno migratorio. Davvero Psichiatria Democratica è organizzazione che raccoglie le energie più avanzate nel campo della salute mentale e di comunità. 

 Dott.ssa Carmen Pellecchia, Direttivo Nazionale di Psichiatria Democratica

 

      Il Seminario “Quella faccia da straniero” del 6/7 Aprile ha rappresentato un atto di coraggio di Psichiatria Democratica sul tema dell’immigrazione e quindi la piena assunzione di responsabilità nel segnalare la necessità dell’estensione dei diritti ai nuovi bisogni che  quel flusso di uomini e donne reclama. Nel mentre la Sinistra si mostra incerta e quella istituzionale rincorre la Destra, Psichiatria Democratica ha di-mostrato invece tutta la  potenzialità di straordinarie pratiche fattive di inclusione operate da associazioni, comuni e organizzazioni nazionali e internazionali. Azioni di intervento sociale che già prefigurano una nuova visione del mondo e delle relazioni sociali e politiche tra chi si sposta tra i confini e chi ne resta. Un Seminario quello di Castel Volturno che,  “nella terra di nessuno” della rimozione del problema e delle soluzioni,  ha invece saputo intrecciare rapporti fecondi tra i soggetti organizzati presenti e la comunità che ci vive: un laboratorio che non è solo sperimentazione di nuove pratiche di salute ma che è bensì anticipatrice di altri modi di vivere la propria e collettiva salute mentale.

Salvatore Di Fede, Segretario nazionale di Psichiatria Democratica

 

Per due giorni Castelvolturno è stata al centro del mondo. Di quel mondo in cui i confini delle nazioni e delle etnie sono unificati dal bisogno di sfuggire alla fame, alle guerre, alle violenze, alla paura. Tra Castelvolturno e la confinante Mondragone vivono migliaia di persone che, come ricordato dai rispettivi sindaci Dimitri Russo e Giovanni Schiappa, hanno quintuplicato la popolazione originaria, creando enormi problemi di sussistenza, di gestione, di amministrazione in un quadro istituzionale in cui l’accoglienza, l’inserimento sociale e culturale sono diventati un’emergenza ormai trasformatasi in stato di fatto. Sull’economia rurale e turistica del litorale domizio si è innestata un’immensa mano d’opera che ha visto insorgere conflitti, scontri, incursioni della malavita organizzata, da tempo presente nel territorio. Al tempo stesso questo terremoto demografico si è rivelato occasione di incontri, possibilità di riscatto e apertura di spazi di vita per interi nuclei  familiari di migranti e per figli di seconda generazione da crescere ed educare. Il ritratto di questa terra è emerso con chiarezza e con calore dalle tante testimonianze di uomini e donne impegnate nelle istituzioni, nelle associazioni, nella  quotidiana opera intesa a trasformare un abbandono caotico in una potenziale risorsa sociale, in un serbatoio di ricchezza relazionale e umana. Tre le immagini che mi hanno colpito ed emozionato maggiormente. La prima è stata quella dei ragazzi dell’ISIS alberghiero Vincenzo Corrado che con la loro presenza hanno permesso di aprire una finestra sul domani di questa terra complessa ma generosa. Nell’aula del consiglio comunale dove si è svolto il convegno, nell’androne del palazzo municipale, nei locali della loro scuola diventati per noi sede di un sontuoso e colorato buffet preparato sotto la guida degli insegnanti, la presenza di questi ragazzi ha accompagnato le due giornate con una grazia straordinaria. E quando abbiamo premiato tre dei componimenti scritti per condividere un pensiero sulla migrazione e sull’accoglienza, i vincitori hanno portato con le parole e la presenza una testimonianza viva di cosa voglia dire per tutti il confronto aperto con la diversità e le opportunità che questa propone: diversi la pelle, la cultura di provenienza, la lingua, la storia personale e familiare, il passato, ma non la voglia di futuro, di non rimanere paralizzati né dalla paura né dalla chiusura. La seconda immagine è quella degli uomini del potere. Non un potere vessatorio e violento, ma uno strumento di azione, di cambiamento, di interferenza sana con contesti difficili e insidiosi. I due sindaci e il Procuratore Generale Antimafia e Antiterrorismo Franco Roberti hanno dato il senso di cosa possa fare l’impegno se al servizio  della giustizia e dell’equità, del rispetto e dell’accoglienza sapendo usare le istituzioni in modo virtuoso. Nella assolata piazzetta antistante il Comune, che porta la dedica alle vittime del nazismo che in quest’area si è macchiato di numerosi quanto poco noti eccidi, passeggiavano protetti da carabinieri e agenti di scorta Roberti e Russo: come a dire che il potere e lo stato ci sono e non devono nascondersi. In ultimo, nella giornata conclusiva e presentati da Emilio Lupo e Pino Palomba, due operatori di frontiera, Nikos Gionakis del Centro Babel di Atene e Gaia Quaranta di Médecins Sans Frontières hanno portato la loro esperienza con i rifugiati, in Grecia, in Turchia, in Messico, in Svezia e in tanti altri luoghi della migrazione. Mi ha colpito la loro voce che ancora tradisce l’emozione di quanto vissuto, voci appassionate e segnate, come se portassero iscritto il dolore e lo sdegno per quel che hanno visto. Penso che riuscire ancora ad emozionarsi, come è successo anche a me al solo ascoltare tanti degli interventi del convegno, sia una premessa all’azione, sia la condizione per trasfondere passione nelle competenze professionali, base sentimentale per lavorare per la giustizia sociale e l’inclusione di chi a vario titolo è espulso da una società in cui, peraltro, qualunque siano le provenienza e il colore della pelle, è spesso solo illusorio sentirsi inclusi. Il lavoro di Peppe Ortano come psichiatra di frontiera in una terra che ha moltiplicato le frontiere è la testimonianza viva che l’attenzione per l’emarginazione non riconosce i limiti e i confini delle organizzazioni istituzionali e parla un solo linguaggio, quello dell’umanità. E un grazie va a tutta Psichiatria Democratica e a chi la sostiene: Guido Silvestri (Lupo Alberto) che oltre al manifesto della manifestazione la ha raccontata con la sua matita; Sandro Ruotolo che ha contribuito come rappresentante privilegiato della stampa;  Salvatore Di  Fede, segretario nazionale, che ha tenuto i contatti con la scuola e gestito con Carmen Pellecchia la segreteria organizzativa insieme a Giovanni Porto e Gennaro di Caprio; Stefano Dei e Luigi Cagnazzo che l’hanno raccontata con le immagini; Sandro Ricci, Danilo Montanaro, Bruno Romano, Ilario Volpi e Raffaele Galluccio che hanno portato esperienze e riflessioni.

Antonello d’Elia Presidente Nazionale di Psichiatria Democratica

  

“Ancora c’è un solco profondo tra la comunità locale e gli immigrati. La tolleranza ormai è un filo sottile che potrebbe spezzarsi in qualsiasi momento. Castel Volturno continua ad essere una polveriera”.

 Chi parla è Dimitri Russo, Sindaco di Castelvolturno che lancia l’ennesimo allarme sulla difficile situazione della cittadina, dove da anni vivono almeno 20mila immigrati di cui 15mila irregolari su un totale  di 40mila presenze. Lo fa nel corso della affollata due giorni nazionale,organizzata da Psichiatria Democratica, con il sostegno degli insegnanti e degli studenti dell’Istituto I.S.I.S. “Vincenzo Corrado” (importante il lavoro svolto da Emilio Lupo e Salvatore di Fede con la scuola, in questi mesi), nella cittadina domiziana dal titolo “Quella faccia da straniero” bellissimo incontro caratterizzato da interventi appassionati e da testimonianze emozionanti, locali, nazionali ed estere.

 

Intorno a noi interi edifici abbandonati o occupati, stabilimenti su spiagge erose dal mare, la spazzatura che riempie i lati delle strade: l'impressione è che qui i luoghi più confortevoli siano i centri commerciali, e una clinica privata in cui si vengono a curare da tutta la regione. La Domitiana, la strada che il sovrano romano Domiziano volle per collegare meglio Pozzuoli ai territori dell'Impero, dei fasti antichi non conserva nulla. Psichiatria Democratica ha scelto Castelvolturno proprio per portare attenzione e sostegno a quanti come il Sindaco, ma anche tante associazioni, istituzioni e liberi cittadini combattono per i diritti della persona e della dignità umana.Psichiatria Democratica c’è, non demorde.

Dott. Bruno Romano , direttivo nazionale di Psichiatria Democratica

 

Quando parliamo di migrazione, dobbiamo necessariamente muoverci all'interno di una dimensione prettamente politica.
Più precisamente dobbiamo confrontarci con la violenza della storia, con il problema dei diritti umani calpestati, con le leggi repressive, con le scelte vergognose di governi che si accordano con feroci e corrotti dittatori locali, come nel caso della Libia che pullula di prigioni lager, dove si consumano torture e violenze di ogni tipo, ampiamente documentate.
Parlare di politica significa smascherare le scelte di chi tratta la migrazione come problema solo emergenziale,
in un'ottica di carità pelosa e di business sulla sofferenza, non ponendosi affatto il problema, al di là delle chiacchiere populiste, di una reale integrazione dei migranti.
Parlare della dimensione politica della sofferenza significa denunciare una politica "cattiva" che vede in questo momento, in Italia il Decreto Minniti Orlando l'espressione più alta e vergognosa dell'ipocrisia istituzionale, fondata essenzialmente su una logica sicuritaria.

Rocco Canosa, psichiatra, Centro Medico Stenone Caritas Firenze

 Ho partecipato con piacere e vivo interesse, al Convegno sul delicato tema dei migranti, ottimamente organizzato da Psichiatria Democratica. Gli interventi autorevoli, hanno affrontato le diverse problematiche con una visione lucida e globale. Importante, a mio avviso, l’attiva presenza degli studenti e dei loro insegnanti come quella delle tante Associazioni che operano sul territorio di Castelvolturno, in un settore così delicato.

 Avvocato Roberto de Fusco, penalista, Napoli.

 

 

"Se voi avete il diritto di dividere il mondo tra italiani stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri" Radicale e chiaro come sempre don Lorenzo Milani. Fare un convegno di 2 giorni a Castel Volturno, terra di grandi contraddizioni migratorie, sul tema della migrazione è stato un atto coraggioso che poche organizzazioni in Italia potevano fare. Psichiatria Democratica lo ha fatto. 

Stefano Dei

 

Il Litorale Domitio, Castel Volturno in particolare, «è un territorio in cui si incrociano vari flussi migratori e dove si manifestano molte delle contraddizioni che questi fenomeni generano. Nei fatti è una sorta di laboratorio di sperimentazione di buone pratiche di inclusione sociale, spesso mediate da associazioni locali e nazionali».
Questo è l’incipit da cui siamo partiti! 
Solo ora, a riflettori spenti ed a  giorni di distanza dall’evento, forse è possibile avanzare una  qualche  breve  considerazione conclusiva , ben sapendo che mai potrà esservi giudizio senza partecipazione emotiva.
In primo luogo mi corre l’obbligo di ringraziare i ragazzi dell’ISIS alberghiero “Vincenzo Corrado” per la ventata di freschezza e di entusiasmo che hanno portato. Poi tutti quanti hannoritenuto di parteciparvi a qualunque titolo  e fattivamente hanno contribuito alla perfetta riuscita dell’evento, determinando l’elaborazione di un vissuto collettivo  di forte coinvolgimento.
Ringrazio i compagni di  Psichiatria Democratica per aver creduto nella bontà del progetto ed aver contribuito e alla sua realizzazione: uno su tutti Emilio!
La ricchezza di questo territorio, che negli anni ho potuto toccare con mano lavorando  in stretta integrazione tra teoria e prassi, è il coinvolgimento pieno della ricca risorsa del volontariato e dell’associazionismo,  di qualunque matrice ma sempre orientato al bene comune.
Per questa ragione  ho proposto  a Psichiatria Democratica ed agli attenti amministratori locali Dimitri Russo e Giovanni Schiappa il tema  delle migrazioni. Non ho mai avuto dubbi sulla riuscita di questo evento, ben sapendo che comunque sarebbe stato un successo, non fosse altro nello squarciare il velo di pregiudizi che ricopre il volto di questo territorio.
Grazie.

Dott. Giuseppe Ortano

 

Sotto l’albero delle parole a Castelvolturno eravamo in molti a discutere collettivamente di politiche di accoglienza e di integrazione, delle sfide nell’incontro con l’Altro, di storie, esperienze e progetti territoriali, delle ferite fisiche e psicologiche inflitte dalle vecchie e nuove politiche migratorie di deterrenza. Abbiamo denunciato a piu’voci la sofferenza umana di uomini e donne con « quella faccia da straniero » ‘situandola’, cioe’ occupandoci delle condizioni che la determinano e la riproducono, senza lasciare indiscussi i meccanismi di esclusione sociale, il continuum della violenza, il razzismo di stato, la produzione di leggi ed accordi disumani che cancellano la dignita’umana e i crimini di pace di cui siamo responsabili.

Tuttavia, all’appuntamento sotto l’albero delle parole a Castelvolturno molti sono stati gli assenti.  Mancavano infatti tutti coloro, i veri soggetti protagonisti ai quali era dedicato il Convegno, il cui diritto alla partecipazione collettiva e al far sentire la propria voce e’ sostanzialmente negato poiche’ agli ‘irregolari’, agli ‘indesiderabili’ non resta che una solo opzione : quella della loro invisibilita’.

Un grazie davvero sentito a tutti voi di Psichiatria Democratica, che proprio in un tempo di guerra contro i migranti e a chi tende loro la propria mano, avete rilanciato il dibattito con la prospettiva di costruire una risposta concreta ai bisogni di salute mentale di tanti cittadini immigrati e di continuare la lotta per la riaffermazione di un diritto umano fondamentale, quello della loro presenza nel mondo.

Dott.ssa Gaia Quaranta – Psicologa- Medici Senza Frontiere

 

Ringrazio Psichiatria Democratica per l’opportunità data all’istituzione scolastica che rappresento, di poter essere presente nei due giorni del convegno svoltosi a Castelvolturno. La mia Istituzione Scolastica agisce su un territorio multietnico e il confronto quotidiano con culture diverse, ci pone di fronte a delle sfide educative mirate a creare ponti di apprendimento favorevoli,  e a sviluppare le competenze chiave di cittadinanza attraverso le quali la diversità diventa confronto, crescita ed integrazione. Mi auguro che questa collaborazione iniziata quest’anno con l’Associazione, possa continuare per sensibilizzare ancora di piu’ le nuove generazioni a favorire il processo di integrazione tra culture diverse.

Dott.ssa Angela Petringa – Preside I.S.I.S. “Vincenzo Corrado”,  Castelvolturno

 

 

Le due giornate organizzate dall’Associazione Psichiatria Democratica sono state per noi docenti e per i nostri alunni un momento molto partecipato e intenso,vuoi per la complessita’ del fenomeno ,che per la partecipazione attiva da parte di questi ultimi che attraverso degli elaborati hanno espresso la loro opinione sulla tematica. La nostra istituzione scolastica agisce su un territorio multietnico e il confronto quotidiano con culture diverse ci pone di fronte a delle sfide educative, e a noi educatori spetta il compito di favorire la fusione tra persone portatrici di esperienze  e vissuti diversi attraverso una didattica inclusiva, superando il concetto di indifferenza e  insegnando in una prospettiva interculturale dove la diversità diventa il paradigma dell’identità della stessa scuola, un ‘occasione privilegiata di apertura a tutte le differenze. La cultura non si fa chiudendo porte ma aprendo portoni e scoprendo il mondo.

 

Prof.ssa Antonella Roscigno dell’ISIS di Castelvolturno 

 

 

L’occasione fornita da Psichiatria Democratica nella due giorni di Castel Volturno ci ha dato l’occasione per riflettere su un tema molto importante per il nostro territorio.

L’esperienza di accoglienza di cittadini immigrati nella provincia Casertana è un fenomeno che inizia moltissimi anni fa e prima ancora che avessero inizio i significativi flussi migratori di questi ultimi anni. L'immigrazione straniera nel casertano, infatti, è stata oggetto di attenzione degli studiosi fin dai primi anni Ottanta per l'importanza e la peculiarità dei flussi migratori che hanno interessato una realtà locale così particolare per struttura del sistema produttivo e complessità delle relazioni sociali. Si tratta di una presenza massiccia, concentrata soprattutto in alcune particolare zone dell’hinterland, che nel corso degli anni ha portato addirittura ad identificare alcune aree del casertano come aree con una specifica e peculiare attrazione dei flussi migratori. Questa presenza è diventata ancora più significativa a seguito dei notevoli flussi di immigrati che sono iniziati dal 2010 ad oggi a fronte di programmi di accoglienza strutturati e gestiti direttamente dal Governo centrale e locale (Prefetture). Tuttavia, l’intervento dello Stato e la pianificazione dell’accoglienza di cittadini stranieri richiedenti asilo e protezione internazionale in maniera strutturata e disciplinata da leggi e norme ad hoc, non ha prodotto alcun miglioramento delle condizioni di vita degli immigrati ne alcun miglioramento nella gestione del fenomeno e delle problematiche ad esso connesse.

Anzi, allo stato attuale permangono una serie di carenze, inefficienze ed inadempienze determinate dalla incompetenza, dall’arroganza e dalla non curanza dei funzionari pubblici, che continuano ad interpretare e gestire la normativa a proprio piacimento, a seconda delle proprie convenienze e con un atteggiamento di pressapochismo disarmante ed ostativo allo svolgimento del delicato lavoro previsto dalla gestione del servizio in questione.

A tale proposito, come mero esempio, si riportano, di seguito alcuni dei punti maggiormente critici e nevralgici nell’espletamento del servizio di accoglienza nel nostro terre.

Ritardi nelle procedure e lungaggini burocratiche

  • Carenza dei servizi sanitari
  • Atteggiamenti vessatori nei confronti dei gestori dei CTA
  • Assoluta mancanza di vicinanza da parte della Istituzioni
  • Ritardi nei pagamenti

Come Comitato don Diana abbiamo espresso, in sede di convegno, la necessità di dar seguito all’iniziativa egregiamente promossa da Psichiatria Democratica dando vita ad un tavolo di lavoro permanente allargato alle belle esperienze esistenti, con la possibilità di definire un progetto ah hoc con il quale si possa provare a determinare e poi misurare il cambiamento.

Don Diana ci invitava a “risalire sui tetti e annunciare parole di vita” forse resta l’unica strada per provare a scuotere le coscienze a far diventare “visibili” quei ragazzi, quelle storie che oggi appaiono sempre più “invisibili”. 

Valerio Taglione - Comitato Don Peppe Diana

Cari Emilio, Sasà e Giuseppe,

un grazie di cuore per avermi coinvolto come pedagogista nel vostro Convegno nazionale sulle migrazioni. Non mi ha sorpreso il vostro invito, perché ritengo che l’approccio metodologico di Psichiatria Democratica non è dissimile da quello pedagogico e filosofico, sintetizzato dal monito di Maritain: “Noi non possiamo essere uomini o divenire uomini senza andare in mezzo agli uomini: non possiamo accrescere la vita senza respirare coi nostri fratelli”. Parimenti vicini Basaglia e Dewey, accomunati dall’idea di “prendersi cura” della Persona con un percorso che intreccia, in entrambe le discipline, saperi scientifici, prassi e riflessività sui processi agiti, sollecitando sempre più pensiero e più vasta scienza. Una scienza disincantata, che osserva l’uomo e le forme che si è dato e si dà con la consapevolezza che il suo sguardo restituisce una “descrizione” parziale e inevitabilmente deformata dalla direzione, dall’intenzionalità, dalle metodologie utilizzate. Ma anche scienza capace di interrogarsi sul suo “senso”,  di osservare le forme degli umani e delle loro società, non dandole mai come “naturali” o “necessarie”, ma ricordando, con Marcuse, che ogni sistema costituito è “una possibilità” tra le tante possibilità.

E su “altre” possibilità di vita e di sviluppo dei migranti il Convegno ha saputo offrire riflessioni dense di saperi e tensione etica: una leopardiana “doppia vista” ove la siepe si fa soglia oltre la quale si estende un mondo sospeso tra presente e possibilità future, osservato con una prospettiva trasformativa, tesa a fornire le chiavi di accesso alla prefigurazione e alla realizzazione di un futuro nuovo.

Credo che il Convegno abbia saputo cogliere nel presente i segni di desiderabili sviluppi delle  società umane e di ogni singolo soggetto-Persona e indicato percorribili strade affinché ciascuno possa pienamente condividere le risorse materiali, intellettuali e morali che l’umanità ha accumulato, nel rispetto della sua inviolabile unicità. Tra esse, la via maestra di una rinnovata ricerca sul senso e significato di un uomo incarnato nello spazio e nel tempo, presente alla storia, “concreto”, come singolarità che lo destina a rappresentare l'umanità in un modo suo proprio e l’universale inalienabilità dei suoi diritti che rende la sua dignità irriducibile, intangibile e irripetibile.

Di tanto devono farsi carico tutte le discipline, a partire dalle nostre, che possono divenire lievito di una tessitura che, nell’uso sapiente di pur non identiche trame e orditi, costruiscano l’unità nella diversità, intersecando i loro confini per delineare uno spazio di condivisione planetaria dei possibili orizzonti comuni, per sollecitare la consapevolezza che ogni soggetto umano si fa Persona nella relazione autentica con l’alterità, per restituire speranza di futuro e fornire a tutti le capacit-azioni indispensabili per realizzarlo.

Nicola Lupoli, docente di Pedagogia interculturale, Università degli studi di Bolzano. 

 rassegna stampa

rassegna stampa: Repubblica Napoli 4/4/17

rassegna stampa: Il Mattino-Caserta 8/4/17

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