intervento di I. Volpi

                                      Parole e fatti sulla formazione

(Contributo del dott. Ilario Volpi – Componente del Direttivo Nazionale di Psichiatria Democratica).

  1. Una questione cruciale

Da oltre 10 anni, la Società di Psichiatria Democratica ha scelto strategicamente di considerare cruciale la questione della formazione ed ha deciso di impegnarsi in maniera esplicita su questo terreno promuovendo numerose occasioni di riflessione, incluso lo svolgimento di Corsi di Aggiornamento all’interno del sistema di Educazione Continua in Medicina (l’ultimo dei quali, molto partecipato, si è svolto a fine settembre a Roma su “Crisi e trattamento della grave sofferenza mentale”).


 

La nostra iniziativa si pone alcuni obiettivi di natura elementare.

Si tratta in questo senso di attrezzare risposte utili già dal semplice livello informativo; gli operatori di nuova generazione, infatti, spesso sono entrati nel circuito della salute mentale senza aver mai sentito parlare di Basaglia, della storia del manicomio e del suo superamento, del Progetto-obiettivo, ecc.; ed è evidente che un basso livello di consapevolezza storica indebolisce le capacità propositive a favore di una mera esecutività.

Ma ci diamo anche obiettivi più complessi ed ambiziosi, come quello di rimettere in circolo un po’ di energia trasformativa tra gli operatori.

Pensiamo, infatti, che l’impoverimento dei servizi (in termini di strutture, di personale, di progetti) non sarebbe mai potuto avvenire se non fosse stato preceduto da un loro impoverimento scientifico-culturale e dalla agonia del pensiero critico.

Ormai da anni, sul piano concettuale ed organizzativo, nei fatti  la psichiatria predomina sulla salute mentale, con la supremazia “biologica” e della contenzione che anziché porre l’accento sul fallimento disciplinare lo pone sulle colpe dei pazienti e delle loro famiglie (i “non collaborativi”). L’impoverimento è lo stravolgimento (parole senza fatti!) delle stesse parole d’ordine  del movimento riformatore: approccio dipartimentale ridotto ad assetto burocratico/amministrativo, analisi istituzionale ridotta a padrinaggi politici, centralità del territorio ridotta a conteggio delle prestazioni, presa in carico e prendersi cura ridotto a performance assistenziale e governo clinico, diritti ridotto a consenso informato, impresa sociale ridotto a privato sociale, équipe ridotta a sommatoria di professionalità sfiduciate e corporative… e si potrebbe continuare (pensiamo ad esempio a come ci dobbiamo riappropriare del grande tema dell’epidemiologia e della valutazione, tema che alcuni di noi e non qualcun altro avevano posto tra i primi in maniera decisiva.

Un aspetto cruciale della sfida formativa, quindi, attiene alla capacità di riannodare le parole ai fatti. Contemporaneamente, a nostro avviso, vi è la necessità di “tradurre” le nostre parole chiave in maniera comprensibile, anche attraverso l’utilizzo dei codici “comuni”: ad esempio il rifiuto del corpus teorico che sostiene l’etichettatura diagnostica, non ci impedisce di adottare termini per dialogare e farci capire. Ma dobbiamo essere noi i protagonisti di questa ricerca altrimenti le nostre parole non possono che alimentare una babele da pollaio ed essere colonizzate e svilite come troppo spesso è già accaduto.

  1. I contenuti fondamentali della nostra azione formativa

Nel corso dell’ultimo anno abbiamo pubblicato uno specifico Piano Formativo che esplicita il senso della nostra proposta e i suoi contenuti fondamentali.

Viste le premesse, una azione formativa che abbia un minimo di decenza si deve porre in maniera innovativa sotto tutti i punti di vista: programmazione, metodologie, contenuti, valutazione, possibilità di riconoscimento dei percorsi e conseguente distribuzione delle responsabilità, ecc.

Parliamo di un cantiere che trae sostanza dalla miniera delle esperienze abilitative e di deistituzionalizzazione, un patrimonio assolutamente disarticolato e poco valorizzato che rischia spesso di estinguersi con molti Atti Aziendali. Parliamo di un impegno organizzato e stabile che consenta di tesaurizzare queste esperienze e di aspirare ad un impatto trasformativo maggiormente incisivo.

Si tratta di far emergere in particolare “i saperi assoggettati”, le abilità che agiscono anche nella “banalità”, oltre le parole, nella materia grezza del fare, negli oggetti, nei gesti e negli affetti del quotidiano.

E’ la riflessione in questo ambito che ha portato alla esplicitazione ed alla definizione del “campo di competenze trasversali nella salute mentale”. Concetto che indica il passaggio dal problema della qualifica dell’operatore a quello delle competenze e che rimanda quindi non già al bagaglio formativo del singolo, ma piuttosto agli insiemi ed al “clima” in cui questi sono immersi.

E’ questo il modo più efficace per riconoscere la preminenza al lavoro di gruppo che è l’unico strumento in grado di contrastare i modelli riduzionistici, poco rispettosi della sofferenza, prettamente difensivi e, soprattutto, inadeguati a risolverla.

Saper lavorare in squadra costituisce una sorta di “competenza delle competenze” e siamo convinti che buona parte del futuro dei servizi dipenda proprio dalla reale ed efficace valorizzazione dei gruppi di lavoro e del lavoro di squadra.

In questo senso il terreno privilegiato della formazione va anche a riguardare l’analisi, la messa in discussione e la ridefinizione dei confini disciplinari.

E’ qui che si riattualizza l’intreccio saperi/poteri ed è qui che è possibile costruire nuove professionalità a partire dalla inadeguatezza del paradigma bio - medico.

  1. La nostra SCUOLA DI FORMAZIONE

Dopo alcune incertezze, riteniamo necessario andare verso la costituzione di una vera e propria Scuola di Formazione di Psichiatria Democratica. La proposta formativa, proprio come un cantiere, è aperta ai contributi teorici ed organizzativi da parte di tutti. Prevede diverse tipologie di attività e, come si evince di seguito, è già stata definita. L’attività prevede:

  1. a)Corsi di aggiornamento ecm
  2. b)Seminari
  3. c)Intervisione di casi e lavoro nel piccolo gruppo
  4. d)Iniziative di sensibilizzazione nelle scuole

Per quest’anno è stato programmato un Corso con attribuzione di crediti rivolto ad educatori, infermieri, medici, psicologi ed assistenti sociali.

Il Corso si terrà a Roma, nei giorni  19 e 20 giugno 2014 ed avrà per tema “Diagnosi e manicomialità” (è visionabile il programma provvisorio);

Al momento sono previsti appuntamenti su:

-“L’abitare” (Autunno/Inverno 2014 - Napoli)

- “La chiusura degli opg e l’imputabilità” (Autunno/Inverno 2014 sede da definire).

-“ Seminari con i Redattori del numero Speciale del Quarantennale dei Fogli di Informazione” Date e sedi da definire)

L’attività è particolarmente indicata come integrativa ai programmi didattici delle scuole di specializzazione in psicoterapia.

Al momento è prevista la terza edizione di una attività  in comune con la Scuola di specializzazione ARPCI  (novembre 2014 sede Roma).

Il mondo della scuola costituisce, naturalmente, una priorità in quanto luogo di formazione dei cittadini di domani, spazio dell’incontro, del confronto, dell’apprendimento, decisivo per lo sviluppo delle giovani identità.

Numerose sono le iniziative già portate avanti a questo livello da diversi compagni (tra i quali Attenasio, Bondioli, o il gruppo napoletano di PD che ha coinvolto le scuole anche nella fase organizzativa di questo Congresso); anche su questo è in programma la strutturazione di una azione maggiormente organica e sistematica.